Somalia, la storia infinita

Mondo

Gianluca Ales

Somalia, oggi
Getty_Images_-_Al_Shabaab_Kenya

Il rapimento della volontaria italiana Silvia Romano a opera dei terroristi di al Shabaab riporta in primo piano la tragedia della Somalia. Un paese fallito che, nonostante gli sforzi della comunità internazionale, non si riesce a riportare a condizioni di normalità

Tutto deve essere confermato, e ci sono molti elementi quantomeno  controversi. Ma se dovesse essere confermato che a rapire la cooperante italiana Silvia Romano sono stati gli al Shabaab, lo scenario che si delinea è preoccupante. Un vero incubo per chi deve cercare un bandolo nella matassa.

Perché se è vero che il blitz è avvenuto in Kenya, l’organizzazione sospettata di aver compiuto il rapimento è basata in Somalia. E questo vuol dire che chi ha effettuato il raid ha un rifugio più che sicuro.

La nascita e l'ascesa dei "giovani"

Brevi cenni storici: gli al Shabaab, i “giovani”, sono la costola locale di al Qaeda, gli eredi delle “Corti Islamiche” che hanno controllato il paese per almeno un decennio, riuscendo a scalzare i signori della guerra locale.

Insomma, gente che è riuscita a battere sul campo gli stessi che avevano sconfitto la coalizione internazionale di “Restore Hope”.

Certo, oggi lo scenario è diverso. L’intervento dell’Unione Africana con la missione Amisom ha cambiato radicalmente i rapporti di forza e l’area di influenza dei “giovani” si è estremamente ridotta. Ma questo non toglie che siano meno pericolosi. Anzi. Ora sono passati sotto l’egida di Daesh, e i loro attacchi, ora che sono braccati sul loro stesso territorio, sconfinano in Kenya e Uganda.

Questo vuol dire una cosa, per chi dovrà negoziare il rilascio di Silvia Romano. Un’estrema difficoltà a individuare interlocutori affidabili e a muoversi in un territorio, la Somalia, che non è un vero stato.

Italia e Somalia, un'antica relazione

L’Italia, dal lato suo, può dire di avere storici e consolidati rapporti con il paese. Non sempre felici, visto che affondano all’eredità coloniale, dove mostrammo il volto peggiore degli “italiani brava gente”, con stermini di massa e uso di armi chimiche.

Dall’altro lato è anche vero che i rapporti tra i due paesi non sono mai stati realmente interrotti, neanche dopo il fallimento di “Restore Hope”, e che una sorta di canale di comunicazione è rimasto aperto. Non a caso l’Italia è stato il primo paese ad aprire la propria rappresentanza diplomatica a Mogadiscio. Ma è anche un’arma a doppio taglio.

Detesto il ricorso alla figura retorica del “guarda caso”. In genere è una scappatoia per lanciare accuse e non esplicitarle.

Però, se – ripeto: se – dovesse essere confermata la firma di al Shabaab nel rapimento di Silvia Romano, sarebbe interessante dare uno sguardo all’agenda del Quirinale. Nelle stesse ore in cui veniva rapita la cooperante italiana il Presidente della Repubblica Federale di Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed, veniva ricevuto da Sergio Mattarella.

Guarda caso.

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