Gli Usa al voto per le midterm: un referendum su Trump

Mondo

Giovanna Pancheri

Foto d'archivio (getty images)

Si vota oggi negli Stati Uniti per le elezioni di metà mandato che si sono di fatto trasformate in un vero, primo e fondamentale referendum su Donald Trump

Quella delle elezioni di metà mandato non è stata una campagna elettorale qualsiasi. Solo nelle ultime due settimane, il paese si è trovato di fronte a pacchi bomba, attentati di matrice razzista e antisemita, dibattiti dai toni violenti, minacce quotidiane. Le parole sono state esacerbate e le paure nutrite e in questo clima Donald Trump affronta oggi il suo ‘giorno della verità’, il primo vero test su una delle Presidenze più controverse e divisive della storia d'America.

 

Le elezioni midterm

In queste midterm si vota per rinnovare tutti i 435 seggi della camera, 1/3 dei seggi del Senato e per eleggere i governatori di 36 stati, ma anche per decidere come si orienterà il congresso per la prossima decade dato che i nuovi eletti a livello locale nel 2021 avranno il compito di ridisegnare le circoscrizioni elettorali e i democratici potrebbero così ribaltare un sistema che negli ultimi anni ha nettamente favorito i repubblicani. Il processo che esiste sin dagli inizi del XIX secolo ha anche un nome ben preciso: gerrymandering e consiste nel cambiare i confini di una circoscrizione per dare un ingiusto vantaggio a un partito. Pratica alquanto semplice in un modello in cui basta un voto in più per assicurarsi un seggio come hanno capito bene i repubblicani gli ultimi a sfruttare questa possibilità nel 2010 garantendosi così per due legislature il controllo del Congresso.  Uno scenario che potrebbe dunque cambiare radicalmente, se i sondaggi che circolano nelle ultime ore saranno confermati e non smentiti dal voto reale, come accadde nel 2016. I democratici, comunque, restano fiduciosi anche guardando al voto anticipato che quest’anno ha già portato alle urne oltre 30 milioni di persone, un record per le elezioni di metà mandato che sembra legato anche alla grande motivazione degli elettori democratici. Anche il popolo di Trump però appare sul piede di guerra convinto che contro il loro leader ci sia in atto una continua campagna denigratoria, mentre i risultati arrivano a partire da quelli economici.

Le sfide locali che stanno assumendo un profilo nazionale

L’esito finale potrebbe essere un Congresso diviso con il Senato che resta ai repubblicani e la Camera che passa ai democratici, verdetto che sarebbe comunque una battuta d'arresto per Trump che rischierebbe di vedere le sue iniziative impantanate dall'ostruzionismo del nuovo Congresso e, soprattutto, sarebbe più fragile rispetto ad un'eventuale richiesta di impeachment una volta che arriveranno gli esiti dell'inchiesta sul Russiagate. Perdere la camera vorrebbe anche dire alienarsi parte del suo partito che lui ha completamente fagocitato in questa campagna sottolineando nei suoi comizi agli elettori che oggi loro voteranno anzitutto pro o contro di lui e non è un caso che le sfide più accese a livello locale, mai come in queste elezioni stanno assumendo un profilo nazionale.

A partire dai duelli per i governatori in Florida e Georgia dove i due candidati afroamericani democratici Andrew Gillum e Stacey Abrams sono alla caccia del risultato storico contro i rispettivi avversari repubblicani Ron de Santis e Brian Kemp che ricalcano Trump nei messaggi e nello stile politicamente scorretto. D'altronde anche personalità repubblicane un tempo critiche verso Trump come Ted Cruz in corsa al senato in Texas contro la stella nascente dei democratici Beto O'rourke, stanno modellando le loro posizioni e i loro toni su quelli del Presidente. Che questo voto sarà un punto di svolta del trumpismo è dunque un dato di fatto come lo è che comunque vada da domani ci saranno più donne in posti di potere negli Stati Uniti. Da figure già divenute iconiche come la giovane democratica Alexandria Ocasio Cortez in corsa a new York per la camera fino alla Sarah Palin del Tennessee Marsha Blackburn che proverà ad essere la prima donna eletta al Senato nella storia del suo stato, il numero di candidature femminili in entrambi i partiti è senza precedenti.

 

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