Pubblicato un dataset con oltre 10milioni di messaggi condivisi tra il 2013 e il 2018. Il principale obiettivo delle campagne era la promozione degli interessi nazionali di Mosca e Teheran. Secondo gli esperti, al di fuori degli Usa, l’impatto può considerarsi marginale
Un archivio di oltre 10 milioni di messaggi pubblicati tra il 2013 e il 2018 su Twitter da parte di oltre 4.500 account.
Di questi oltre 3.800 sono riconducibili alla Internet Research Agency, l’agenzia di base a San Pietroburgo anche nota come la “fabbrica dei troll” che avrebbe interferito nelle elezioni statunitensi e di altri paesi del mondo, Italia inclusa. I restanti 700 sono invece provenienti dall’Iran con l’obiettivo di promuovere gli interessi nazionali.
Un totale di 360 GB di materiali che, per la prima volta, include non solo messaggi testuali, ma anche 2 milioni di immagini, Gif e video.
“In linea con i nostri principi di trasparenza e con lo scopo di migliorare la comprensione su come funzionano le campagne informative di influenza straniera, rilasciamo gli archivi completi dei tweet e dei media connessi con queste due operazioni già venute allo scoperto e potenzialmente sostenute dai rispettivi governi”, ha dichiarato Twitter.
Già la scorsa estate, nell’ambito delle indagini delle autorità Usa, erano stati pubblicati 3 milioni di tweet riconducibili alla Internet Research Agency, all’interno dei quali erano stati rilevati anche 9 account attivi in Italia. Questa volta la mole di materiali è molto più vasta e, soprattutto, include anche un vasto dataset di contenuti provenienti dall’Iran. L’obiettivo è incoraggiare le analisi sulle interferenze straniere nelle democrazie occidentali da parte di ricercatori e giornalisti.
Interessi nazionali
Dalle prime analisi condotte dal Digital Forensics Research Lab dell’Atlantic Council, un think tank statunitense che ha avuto accesso in anteprima ai materiali, è emerso che la principale motivazione dietro le operazioni di Russia e Iran è sempre la promozione degli interessi nazionali, soprattutto in chiave internazionale. Ad esempio, tra il 2014 e il 2015, durante il conflitto in Ucraina, il russo è di gran lunga la lingua più utilizzata. Diversi migliaia di tweet elogiano Putin e i suoi ministri di punta, mentre il governo di Kiev viene preso sistematicamente di mira, come in occasione dell’abbattimento del volo MH17 (attribuito all’Ucraina, ma poi rivelatosi parte di un’operazione militare russa). I troll del Cremlino spesso lanciano campagne in difesa degli alleati internazionali: quando il presidente siriano Bashar al-Assad viene accusato di aver usato il gas sarin, parte una campagna con hashtag #SyriaHoax (bufale sulla Siria).
Lo stesso vale anche per le operazioni provenienti dall’Iran: l’obiettivo è sostenere l’immagine del paese all’estero, promuovendo le testate meglio allineate con l’agenda del governo. Le tre parole chiave più utilizzate dai troll di Teheran sono “Saudi”, “Iran” e “Trump”.
2016, obiettivo Usa
Sia l’operazione russa che quella iraniana sono nate con l’obiettivo di promuovere gli interessi nazionali, ma col tempo sono poi evolute, soprattutto nel caso della Russia che ha investito sempre più risorse nelle campagne di influenza su Twitter. Con l’arrivo delle elezioni presidenziali statunitensi, il focus si sposta dall’Ucraina agli Stati Uniti, con un chiaro obiettivo secondo gli esperti dell’Atlantic Council: prevenire la possibile vittoria di Hillary Clinton. Nell’Aprile 2015, prima ancora che la Clinton ufficializzasse la propria candidatura, i troll russi avevano già lanciato l’hashtag #HillaryNoThnx. Durante tutta la campagna i democratici vengono presi di mira, con un picco di contenuti anti-Clinton dopo la pubblicazione da parte di Wikileaks delle email del manager del partito democratico John Podesta.
I troll russi e iraniani spesso cambiano casacca politica a seconda dell’opportunismo politico: nel database si possono trovare diversi messaggi in supporto del candidato della sinistra Bernie Sanders (principale avversario di Hillary Clinton).
Gli attacchi ai democratici vanno di pari passo con il sostegno diretto a Donald Trump, come dimostra questo messaggio pubblicato da “Marlboro Man”, un account gestito dai troll dell’IRA molto attivo durante la campagna elettorale.
Un tweet di Marlboro Man, account pro-Trump sospeso da Twitter perché collegato alla troll farm russa (Credits: Twitter/Atlantic Council)
Il supporto per Trump va di pari passo con un altro obiettivo: indebolire la fiducia nei confronti delle istituzioni statunitensi. La tattica più usata è stata quella di parlare di frodi elettorali organizzate dal governo oppure da parte dei colossi hi-tech (Google viene accusata di fornire risultati pro-Clinton).
Tweet a sostegno di Trump da parte di un account russo molto popolare (Credits: Twitter)
Radicalizzare le comunità
Altra strategia dei troll russi prevede di infiltrarsi nelle comunità online più polarizzate, aprire account che simpatizzano sia per entrambi le parti e poi provare a infiammarle con messaggi sempre più estremi. Ad esempio, nell’ambito del dibattito sul razzismo ai danni dei cittadini afro-americani, i troll hanno prodotto contenuti sia a favore del movimento #BlackLivesMatter, che della polizia (con hashtag #BlueLivesMatter). In occasione della sparatoria di San Bernardino, i troll russi provano ad accendere il dibattito sia a favore che contro nuove leggi sul controllo delle armi. Un comportamento simile lo si può vedere su molti altri temi divisivi del dibattito politico Usa, dai diritti LGBT all’uso delle armi, passando per i diritti delle popolazioni native (sotto un tweet a supporto).
Un tweet pro-movimento #BlackLivesMatter pubblicato da un account riconducibile alla fabbrica di troll russa (Credits: Twitter/Atlantic Council)
Da questo punto di vista, i troll russi si dimostrano molto opportunistici quando si tratta di interferire con la politica locale. Ad esempio, ci sono diversi messaggi che “promuovono hashtag anti-islam dopo gli attentati di Bruxelles, pro-leave nel giorno del referendum per la Brexit, soffiate che prendono di mira Emmanuel Macron prima delle elezioni”.
Impatto da valutare
Secondo gli esperti dell’Atlantic Council, le operazioni dei troll russi sono state molto sofisticate e in alcuni casi hanno promosso in maniera efficace gli interessi nazionali. Il tentativo di interferire sulle elezioni Usa del 2016 è evidente, anche se l’impatto sul risultato finale non andrebbe esagerato.
Diverso, invece, il discorso per le campagne iraniane che sono state molto più contenute e meno strutturate.
Per quanto riguarda le interferenze su altri paesi occidentali, gli esperti dell’Atlantic Council hanno esaminato alcune campagne lanciate in diversi contesti europei (Regno Unito per la Brexit, Francia per le presidenziali), ma si è trattato di “interventi di breve durata” che potrebbero aver avuto un risultato marginale. Anche perché in Europa Twitter rimane un social media poco popolare: in Italia è usato da un utente su 4 (25%) e di questi solo il 10% lo usa per informarsi, secondo l’ultimo Digital News Report del Reuters Institute.
I dati italiani
Nell'archivio condiviso da Twitter relativo all'Internet Research Agency sono presenti 20376 messaggi classificati in lingua italiana. La maggior parte di questi (17883, pari all'88%) sono retweet di contenuti condivisi da altri account, mentre solo il 12% (circa 2493) sono tweet originali, spesso in un italiano non del tutto corretto e poco comprensibile. Più interessante è, invece, la distribuzione temporale di questi dati: per l'Italia l'arco temporale coperto va dal 2011 al 2017, ma la maggior parte dei messaggi sono tutti concentrati nel 2017 (17320 pari all'85%), soprattutto nel periodo marzo-maggio 2017 quando si intensificano le attività dei troll russi e in alcune date si superano anche i 400 tweet al giorno. Una conferma, quindi, che nella primavera del 2017 i troll russi hanno iniziato a interessarsi più specificatamente al nostro paese, come dimostra la creazione il 6 marzo 2017 di 6 account falsi che scrivono in lingua italiana. In questo periodo era al governo Matteo Renzi, il cui nome compare in circa 490 tweet. Tra i leader politici citati anche Matteo Salvini (115), Beppe Grillo (86), Silvio Berlusconi (85), Luigi Di Maio (59), Sergio Mattarella (50). Numeri decisamente più bassi, invece, per l'archivio sui troll dell'Iran: il numero di tweet totali in lingua italiana è di 382, di cui 200 retweet e 182 tweet originali. Tra quest'ultimi ci sono molti riferimenti alla situazione internazionale (in particolare al conflitto tra Israele e Palestina), mentre sono marginali quelli sulla politica italiana.
Cosa sono i troll
Per troll sui social network si intendono utenti che disturbano la normale conversazione online con provocazioni o cercando di manipolare i meccanismi di visibilità. Nel caso dei troll russi, si tratta di account con identità fittizie, creati e gestiti dai dipendenti dell'Internet Research Agency di San Pietroburgo I "troll" spesso si organizzano per far diventare un hashtag "trending topic" e così ottenere più visibilità sulla piattaforma. In molti casi si avvalgono anche di bot (software automatizzati) per diffondere meglio i propri messaggi.