Da Monaco arriva un monito per Berlino, dopo la debacle degli alleati della Cancelliera. Attenzione puntata sul ministro dell'Interno Seehofer che ha messo in difficoltà l'esecutivo e i colleghi bavaresi. Grosse Koalition di nuovo alla prova in Assia fra due settimane
Da Monaco a Berlino. Il risultato delle elezioni in Baviera scuote i cristiano-sociali del ministro dell’Interno Horst Seehofer che perdono la maggioranza assoluta, crollando al 37,3%. Male anche l'Spd che vede i suoi voti dimezzati. E la debacle dei partiti tradizionali si traduce subito nella parola "monito", usata dalla stessa Cdu di Angela Merkel per commentare il crollo degli alleati. Un messaggio chiaro quello che arriva alla Cancelliera: la colpa del terremoto politico nel Land del Sud è da cercare a Berlino, dove il governo di una leader indebolita appare diviso e litigioso. Per valutare la tenuta della Grosse Koalition occorrerà, comunque, aspettare le amministrative in Assia, il 28 ottobre.
Il ruolo di Seehofer, ministro e rivale di Merkel
Il risultato deludente degli alleati di Merkel in Baviera parte dalla Csu che governa la regione quasi ininterrottamente dal 1962, ed è il ramo locale della Cdu. Anche se la Csu ha perso sul terreno oltre 10 punti rispetto al 2013, Markus Soeder, candidato presidente, ha comunque rivendicato il diritto al governo. Intanto scatta l’analisi al voto: a penalizzare i grandi partiti nazionalpopolari sono state "le liti a Berlino, lo stile sbagliato, i toni". Gli sconfitti puntano il dito, senza nominarlo esplicitamente, contro la guida di Seehofer. Il ministro dell’Interno, però, non sembra disposto a mollare: “Afflitto" dal risultato, ha promesso che si tireranno "le necessarie conseguenze". Con i suoi 10 anni al vertice della Csu come ministro-presidente del Land, dal 2008 al marzo 2018, rimane però il principale indiziato della debacle cristiano-sociale. Fin dai primi mesi di quella che in Germania viene definita come "la crisi dei migranti", nell'autunno del 2015, il bavarese ha cominciato a insistere per inserire un tetto limite di ingressi ai migranti. Una misura, questa, entrata nell'ultimo contratto di coalizione del nuovo governo Merkel IV, non senza polemiche. Nel febbraio 2018, Seehofer ha poi cominciato a spingere sul controllo dei confini, portando il neonato esecutivo sull'orlo della crisi, la scorsa estate.
La Cancelliera alla prova della tenuta del governo
In gioco, ora, c'è il destino del ministro a Berlino, con Merkel che intanto si è esposta dicendosi pronta a ricandidarsi alla guida della Cdu, a dicembre. È facile dunque prevedere che i socialdemocratici chiederanno l'uscita di scena di Seehofer. Ma il futuro della tenuta del governo dipende anche da chi andrebbe a guidare successivamente la Csu, una volta allontanato il "grande vecchio". Un nome che potrebbe mettere tutti d'accorod è quello di Manfred Weber, finora impegnato nella partita per la Commissione europea. Il futuro di Merkel resta così complicato, dopo un’entrata in carica del governo difficile e costellata dalle trattative. La Csu bavarese, comunque, anche dopo stasera, continuerà ad avere un ruolo cruciale sulle sorti dell'attuale esecutivo. Ma in Europa c’è già chi punta sulla debacle della Baviera per attaccare la Cancelliera: "Sconfitta storica per democristiani e socialisti", commenta Matteo Salvini che a Merkel dice "arrivederci".