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Malta, l'omicidio di Daphne Caruana Galizia

Mondo

Antonio Marafioti

Daphne Caruana Galizia fu uccisa a malta il 16 ottobre 2017 (archivio Getty Images)

La giornalista investigativa fu uccisa a Bidnija il 16 ottobre del 2017. Aveva 53 anni e le sue inchieste avevano scosso gli alti vertici della politica maltese. Dopo l'arresto dei presunti esecutori del delitto si cerca ancora la verità sui mandanti

Nell'ultimo post sul suo blog "Running Commentaries", Daphne Caruana Galizia scrisse: "Ci sono ladri ovunque uno guardi. La situazione è disperata". Galizia pubblicò quel suo ultimo articolo alle 14:35 del 16 ottobre 2017. Ventitré minuti dopo, alle 14.58, la giornalista fu uccisa dall'esplosione di una bomba piazzata a bordo della sua auto.

Quel 16 ottobre a Bindija

L'ultimo post di Daphne denunciava un presunto giro di tangenti depositate su conti off-shore che avrebbe coinvolto Keith Schembri, il capo dello staff del premier maltese Joseph Muscat, nonché il ministro del Turismo, Konrad Mizzi. Dopo aver passato la mattinata a scrivere e aver pubblicato in rete le sue ultime scoperte, Daphne uscì dalla sua casa di Bidnija, per andare in banca. Quel pomeriggio la giornalista aveva un appuntamento per cercare di risolvere una questione riguardante i suoi conti correnti, fatti congelare da settimane dal ministro dell'Economia, Chris Cardona. Il politico era riuscito ad ottenere una misura cautelare contro la giornalista, in risposta a un articolo del gennaio 2017 in cui Galizia accusava lui e uno dei suoi assistenti di aver visitato un bordello durante una visita in Germania. Galizia era da mesi privata delle sue finanze e per andare avanti usava assegni in bianco che le venivano intestati dal marito, Peter. Assegni che la tragica mattina della sua morte Galizia aveva dimenticato a casa. Dopo essere uscita di corsa rientrò nell'abitazione per recuperare il blocchetto e rassicurare il figlio Matthew che sarebbe ritornata entro qualche ora. Cosa che non avvenne mai: passarono pochi minuti quando l'autobomba piazzata sulla Peugeot 108 della donna fu fatta deflagrare da un radiocomando a distanza. Il figlio Matthew, che in quel momento era in casa ad ascoltare musica, ricorda la forte esplosione, la corsa disperata e l'arrivo sul luogo dell'esplosione a pochi metri dall'abitazione di famiglia. "Ho guardato intorno e ho visto parti del corpo di mia madre. Ho capito non c’era speranza", raccontò il giovane giorni dopo.

Le inchieste di Daphne

Daphne Caruana Galizia fu uccisa a 53 anni. In trent'anni di carriera (aveva iniziato nel 1987) si era imposta come una delle migliori giornaliste d'inchiesta del mondo, tanto da essere inserita da Politico.eu nella lista delle 28 persone che avrebbero scosso l'Europa nel 2017. Poco prima di essere uccisa, Daphne ricevette minacce fisiche e verbali anonime, tutte puntualmente denunciate ma mai prese sul serio dalle autorità. Le sue ultime inchieste avevano coinvolto le più alte cariche politiche di Malta a partire da vari ministri, fino ad arrivare a Michelle Muscat, moglie del premier, accusata di essere beneficiaria della società Egrant, legata a un presunto giro di tangenti provenienti dall'Azerbaijan. L'inchiesta aperta sui Muscat in seguito agli articoli di Daphne è stata archiviata lo scorso 22 luglio, dopo diversi mesi di indagini che, secondo i magistrati, dimostrerebbero l'innocenza del premier e della moglie. Rimangono ancora senza risposta altri quesiti lanciati dalle inchieste di Galizia. A partire dai dubbi sull'efficacia della legislazione antiriciclaggio maltese e le presunte dubbie concessioni da parte del governo, con l'aiuto della società inglese Henley & Partners, di passaporti maltesi a facoltosi personaggi provenienti da paesi come Russia e Arabia Saudita. Così come restano senza risposta gli interrogativi sulla Pilatus Bank – presunto collettore di tangenti milionarie sull'isola – il cui proprietario, l'iraniano Ali Sadr Hasheminejad è stato arrestato lo scorso marzo dall'Fbi con l'accusa di aver riciclato 115 milioni di dollari.

Le indagini sull'omicidio Galizia

Infine c'è l'indagine sulla morte della giornalista maltese che, a 12 mesi dall'omicidio, è ancora ferma a tre nomi. Si tratta dei fratelli George e Alfred Degiorgio e del loro sodale Vincent Muscat, criminali noti alla giustizia per reati come furto, traffico d'armi e di droga. I tre furono arrestati insieme ad altre sette persone il 4 dicembre 2017, in seguito a una retata della polizia maltese tra le città di Marsa e Bugibba. Due giorni dopo furono formalmente incriminati come esecutori dell'attentato. In particolare George Degiorgio sarebbe stato colui che avrebbe azionato a distanza il radiocomando di detonazione della bomba di Semtex sull'auto della giornalista. L'uomo, secondo le indagini, si sarebbe trovato a bordo della sua barca nelle acque de La Valletta (14 chilometri da Bidnija) quando, avvisato dal fratello Alfred, presumibilmente appostato nei pressi del luogo dell'omicidio, avrebbe fatto partire una telefonata verso il cellulare collegato all'esplosivo. Sono gli unici elementi rivelati, fino ad ora, di un'indagine non ancora arrivata a processo e sulla quale sono in molti a chiedere verità.

Il consorzio giornalistico Daphne Project

Tra questi c'è il consorzio giornalistico Daphne Project, coordinato da Forbidden Stories, e che riunisce i giornalisti di 18 testate internazionali impegnati nel portare avanti il lavoro di Galizia. L'indagine giornalistica, che ha già prodotto diversi risultati importanti, punta soprattutto a scoprire i mandanti dell'omicidio delle giornalista. Se, come pare dalle indagini, sembrerebbe essere stato chiarito che i tre arrestati non avessero motivi personali per eliminare Galizia, allora ci si domanda per conto di chi avrebbero agito e per quale motivo. Daphne Caruana Galizia è la quinta giornalista in ordine di tempo a essere stata uccisa dall'inizio del 2017 a oggi. Con lei sono morti altri sei colleghi: il turco Saaed Karimian (aprile 2017), i russi Nikolai Adrushchenko e Dmitry Popkov (aprile e maggio 2017), la svedese Kim Wall (agosto 2017). Nel 2018 sono stati uccisi lo slovacco Ján Kuciak, a febbraio, e la bulgara Viktoria Marinova, violentata e ritrovata priva di vita in un parco di Ruse lo scorso 6 ottobre. In queste ore sono in corso le indagini per ritrovare Jamal Khashoggi, il giornalista saudita scomparso lo scorso 2 ottobre dopo essere entrato nel consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul.

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