Se non condividi il messaggio puoi rifiutare il servizio: è giusto?

Mondo

Liliana Faccioli Pintozzi

Torta_Matrimonio_Gay

Sentenza storica della Corte Suprema. I McArthur avevano rifiutato di confezionare una torta con su scritto "Sostieni il matrimonio gay": "non hanno rifiutato il servizio a una persona in quanto gay; hanno rifiutato di sostenere una posizione che non condividono".

A prima vista, sembra una storia già sentita. Eppure, questa storia è molto diversa. Perché non si tratta di un servizio, una torta, rifiutata a qualcuno per le sue inclinazioni sessuali, o la sua religione, o la sua etnia. Si tratta di un servizio, una torta, rifiutata perché ad essere rifiutato era il messaggio che avrebbe dovuto sostenere. Il matrimonio gay, in questo caso, e l'associazione Queerspace.

A prima vista, sembra discriminatorio e ingiusto. Eppure, per la Corte Suprema del Regno Unito non lo è. E le motivazioni con cui ha dato ragione a Daniel ed Amy McArthur, proprietari della panetteria a conduzione familiare Ashers Baking Company di Belfast, nel caso contro Gareth Lee che li aveva accusati proprio di discriminazione, fanno riflettere e aprono un dibattito più ampio.

Quale diritto ha la precedenza? Quello dell'acquirente, ad essere servito a prescindere dal messaggio che vuole sostenere, o quello del venditore, che può essere contrario a quel messaggio? Un animalista convinto che abbia un negozio di tshirt si può rifiutare di decorare una maglietta con la scritta "sostieni la caccia"? Uno stampatore vegano può rifiutarsi di produrre manifesti con la scritta "viva la carne rossa"?  

Nel regno di Sua Maestà, dopo un lungo iter giudiziario iniziato nel 2014 e che nei due gradi precedenti aveva dato ragione a Lee, la decisione ora è presa. Ci si può rifiutare, si può dire di no, il venditore ha il sopravvento sull'acquirente, creare un prodotto con uno slogan viene di fatto equiparato a marciare per quello slogan.

"In pratica, mi hanno detto che sono un cittadino di serie B" ha commentato Lee al termine dell'udienza. Le stesse parole, a parti invertite, le avrebbero potute pronunciare i McArthur, che invece oggi cantano vittoria.

Il dibattito è aperto. Facendo attenzione. Questo caso è simile, ma non uguale, ad altri casi in arrivo dagli Usa. Dove canoniche torte nuziali, e semplicissimi fiori, sono stati rifiutati perché da utilizzare per festeggiare un matrimonio gay. La Presidente della Corte Suprema Lady Hale, a Londra, lo ha sottolineato: "l'obiezione (dei McArthur NdA) era al messaggio sulla torta, non alle caratteristiche personali di Mr. Lee"; "i panettieri non potevano rifiutarsi di fornire i loro servizi a Mr Lee perché omosessuale o perché sosteneva il matrimonio gay, ma questo è molto diverso dal costringerli a fornire una torta con un messaggio con il quale erano profondamente in disaccordo". "E' profondamente umiliante, e un affronto alla dignità umana, negare un servizio a qualcuno a causa di etnia, sesso, disabilità, orientamento sessuale, religione o credo. Ma non è quello che è avvenuto in questo caso".

Ciononostante, questa sentenza mi lascia l'amaro in bocca e la sensazione, strisciante, che ci sia qualcosa di sbagliato. Perché non si parla di caccia o carne rossa, non è una battaglia politica come tante. Ma una battaglia per un diritto civile che, a differenza di Inghilterra Galles e Scozia, l'Irlanda del Nord non garantisce, quanto meno non ancora. E perché temo che si possa trasformare in un'arma per mettere a tacere le opinioni meno diffuse: non sono d'accordo con quello che sostieni quindi non stamperò le tue magliette, i tuoi manifesti, i tuoi adesivi. Le tue torte e i tuoi striscioni. Non sono d'accordo con te, e quindi - nei limiti delle mie possibilità - ti tolgo il diritto di esprimere le tue opinioni.

 

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