Turchia, giornalista scomparso. NYT: "Fatto a pezzi con una sega"
MondoSecondo il New York Times - che riporta fonti investigative turche - Jamal Khashoggi sarebbe morto dopo esser entrato nel consolato del suo Paese a Istanbul. Era in esilio autoimposto negli Stati Uniti per le sue posizioni contro il governo di Mohammed Bin Salman
Il giornalista saudita dissidente Jamal Khashoggi, scomparso otto giorni fa dopo essere entrato nel Consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul, sarebbe stato fatto a pezzi con una sega dentro l'edificio da agenti dei servizi di Riad, "come nel film Pulp Fiction". I suoi resti sarebbero quindi stati portati fuori nascosti dentro un minivan nero. Lo sostiene una fonte investigativa turca, citata dal New York Times.
La scomparsa del giornalista
Oltre al New York Times, nelle ultime ore molti media turchi hanno rivelato ulteriori dettagli sul caso. La tv Kanal 24, ad esempio, molto vicina al governo di Ankara, ha mostrato delle immagini che ritraggono Jamal Khashoggi entrare nel Consolato saudita a Istanbul, intorno alle 13.14 del 2 ottobre. Qualche ora dopo (15.08) nel filmato si vede un minivan nero uscire dall'edificio. Secondo le prime ricostruzioni, proprio questo veicolo avrebbe trasportato il reporter - vivo o morto - all'esterno.
Le posizioni governative
Gli organi ufficiali sauditi hanno definito "senza fondamento" le accuse, sostenendo che le cause della sparizione di Khashoggi siano altre. Ufficialmente, infatti, Riad si dichiara "preoccupata" per le condizioni del giornalista. Una posizione che però si scontra con il quadro tracciato da tanti media turchi. Il quotidiano Sabah, anch'esso molto vicino agli ambienti governativi di Ankara, ha pubblicato i nomi dei 15 agenti dei servizi sauditi presunti autori dell'uccisione di Khashoggi. I militari - definiti come lo "squadrone della morte"- sarebbero arrivati a Istanbul a bordo di due charter lo scorso 2 ottobre, lo stesso giorno in cui il giornalista è sparito. La squadra è poi ripartita dalla sede diplomatica di Riad poche ore dopo, nonostante avesse delle stanze d'albergo prenotate per altri tre giorni. Tra loro sembra ci fosse anche un esperto di autopsie, a lui sarebbe spettato il compito di smembrare il corpo di Khashoggi.
La Turchia fa marcia indietro
Tutte le informazioni che circolano sul caso sono arrivate in forma anonima ai giornali da parte di funzionari e agenti turchi. Secondo il New York Times questa è una precisa strategia del governo: far trapelare i fatti attraverso i media senza compromettere le relazioni con il governo saudita, coi quali Ankara intreccia importanti accordi commerciali. Anche Yasin Aktay, consigliere del presidente Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che "nessuno accusa lo Stato saudita". Una svolta rispetto alle parole dure lanciate dalla Turchia nei giorni scorsi contro il Regno wahabita.
Pence: "Pronti a mandare l'Fbi"
Se l'Arabia Saudita lo chiederà, gli Stati Uniti sono pronti a inviare a Istanbul un team di investigatori dell'Fbi per indagare sulla scomparsa del giornalista, ha detto il vicepresidente statunitense Mike Pence. A domanda specifica durante un programma radiofonico, Pence ha infatti affermato: "Credo che gli Stati Uniti siano pronti a contribuire in ogni modo". Secondo quanto riporta il Guardian, citando le autorità di Ankara, il giorno della sparizione del dissidente Jamal Khashoggi, era stato ordinato al personale turco del consolato di prendersi una giornata libera. Altro particolare che desta sospetti è che non esistono filmati delle telecamere a circuito chiuso all'interno dell'edificio. L'ipotesi è che il filmato sia stato portato via dal commando di 15 uomini sospettati di aver ucciso il reporter.
Chi era Jamal Khashoggi
Jamal Khashoggi era un giornalista saudita, aveva 59 anni e da mesi viveva in esilio autoimposto negli Stati Uniti. All'origine di questa scelta, le posizioni contrarie al governo del suo paese. Il 2 ottobre è entrato nel Consolato saudita di Istanbul poco dopo le 13 per un appuntamento già preso per ritirare un documento necessario per sposarsi.
L'appello della fidanzata
Attraverso le pagine del Washington Post è arrivato anche il disperato appello della fidanzata del reporter al presidente statunitense e alla first lady. "Imploro il presidente Trump e la first lady Melania affinché aiutino a fare luce sulla scomparsa di Jamal", ha scritto Hatice Cengiz. Lo stesso quotidiano ha rivelato l'esistenza di un piano per sequestrare il cronista. Gli agenti sauditi avrebbero infatti avuto intenzione di rapire Khashoggi e riportarlo in patria. Secondo una fonte informata, citata dal Washington Post, l'intelligence statunitense intercettò alcune comunicazioni tra agenti del regno di Mohammed Bin Salman. Non è però chiaro se questi intendessero semplicemente arrestare e interrogare il reporter o ucciderlo, ne se le autorità statunitensi abbiano avvertito Khashoggi.