Mentre nel paese lo scontro è pro o contro una Brexit con accordo di divorzio, con timing sospetto e perfetto il governo pubblica la seconda tranche dei documenti che raccontano il futuro in caso di no-deal.
E' un futuro che non può entusiasmare neanche i brexiter più accesi; sono previsioni che, nel Regno, vengono accolte con stupore misto a sdegno e preoccupazione a percentuali variabili, ma è sempre lo stupore ad avere la meglio. Come se solo adesso, a più di due anni dal voto, a meno di 6 mesi dalla data di divorzio, i sudditi di Sua Maestà si stessero rendendo conto che uscire dall'Unione europea vorrà dire "uscire dall'Unione europea"; e, soprattutto, che quella appartenenza aveva anche lati decisamente positivi.
Come qualcuno che decida di cancellare la propria iscrizione a un centro sportivo perché troppo costoso e troppo frequentato e che solo nelle ultime settimane di abbonamento cominciasse a rendersi conto che la piscina era spaziosa e pulita, i campi da tennis in erba e curati, il bar fornito, la palestra piena di corsi interessanti.
Sono 23 papers, e coprono aspetti di vita quotidiana cari ai consumatori come le conseguenze per il mondo industriale e manifatturiero.
Qualche esempio. In caso di no-deal si dovrà dire addio al riconoscimento delle patenti di guida: i britannici che vorranno guidare per le strade del Vecchio Continente dovranno procurarsi una patente internazionale, mentre gli europei potranno usare la propria ancora per tre anni. Un mal di testa assicurato, non tanto per i turisti, quanto per gli 11.600 che ogni giorno attraversano la Manica.
Ancora. Se da qualche mese - grazie a Bruxelles - non esistono più i costi di roaming, senza un accordo complessivo con l'UE i consumatori del Regno vedranno le proprie bollette tornare a salire. Anche se Dominc Raab, Mr. Brexit, ha assicurato di avere l'impegno di Vodafone e Three ad evitare costi aggiuntivi, e ha annunciato la richiesta agli altri operatori di mettere un tetto massimo in bolletta, probabilmente di 45 sterline al mese.
E poi: per entrare nei paesi UE bisognerà, ovviamente, avere un passaporto; che però dovrà essere valido ancora per 3 mesi dalla data di uscita, mentre i tanto amati passaporti blu verranno rilasciati alla fine del 2019.
Manifattura e industria vedrebbero i propri prodotti - dagli ascensori ai giocattoli - verificati dalle autorità locali all'ingresso nel mercato unico; la partecipazione al programma spaziale Galileo verrebbe annullata.
L'unico dossier che, ad oggi, non registrerebbe alcun cambiamento è - paradossalmente - il dossier che sta creando i problemi maggiori al tavolo dei negoziati, ovvero il dossier irlandese. Per Downing Street, infatti, nulla cambierebbe per i cittadini irlandesi e britannici, che continuerebbero ad avere il diritto di risiedere e lavorare sia nella Repubblica d'Irlanda che nel Regno Unito, esattamente come oggi.