Il presidente Usa, che finora aveva commentato la morte del senatore con un tweet e un comunicato, parla durante una cena: “Nostri cuori e preghiere sono per la sua famiglia”. Non sarà ai funerali. McCain lascia lettera di addio che suona come atto di accusa al tycoon
“Apprezziamo tutto quello che John McCain ha fatto per il nostro Paese. I nostri cuori e le nostre preghiere sono per la sua famiglia”. Così, durante una cena con i leader evangelici, Donald Trump ha rotto il silenzio verbale sulla morte del senatore repubblicano, suo acerrimo nemico. (FOTOSTORIA)
Rompe il silenzio, dopo tweet e comunicato
Finora il presidente Usa aveva commentato solo con un laconico tweet dedicato alla famiglia di McCain e con un comunicato della Casa Bianca. Secondo il Washington post, nonostante le pressioni del suo staff, aveva anche bocciato l'idea di un comunicato ufficiale che definiva il senatore un "eroe". Ieri Trump aveva anche eluso per diverse volte le domande dei giornalisti sull'eredità di McCain. Aveva anche deciso di mettere fine dopo due giorni, rispettando rigidamente il protocollo, alle bandiere a mezz'asta alla Casa Bianca. Poi, sotto una crescente pressione bipartisan, ha fatto retromarcia e in una nota della White House ha annunciato: “Nonostante le nostre differenze sulla politica e le politiche, io rispetto il servizio del senatore John McCain al nostro Paese e, in suo onore, ho firmato la proclamazione per abbassare la bandiera degli Stati Uniti a mezz'asta sino al giorno della sua sepoltura”. Inoltre, su richiesta della famiglia del senatore, Trump ha autorizzato il trasporto militare della salma dall'Arizona a Washington, i portatori militari della bara e il sostegno della banda, nonché un trasporto con cavallo e carrozza durante il servizio all'Accademia navale Usa ad Annapolis, dove verrà tumulato.
Trump non sarà ai funerali di sabato
Trump, comunque, non parteciperà ai funerali che si terranno sabato a Washington. Lo ha ufficializzato anche Rick Davis, ex campaign manager di McCain e ora portavoce della famiglia, che nei giorni scorsi aveva già annunciato il desiderio dell’ex candidato presidenziale di non invitare il tycoon alle esequie. Trump ha chiesto di rappresentarlo al chief of staff John Kelly, al capo del Pentagono Jim Mattis e al consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, mentre ha chiesto al suo vice Mike Pence di tenere un intervento alla camera ardente venerdì a Capitol Hill. L'assenza del tycoon sarà politicamente un duro danno d'immagine e verrà enfatizzata dalla presenza di altri ex presidenti, come George W. Bush e Barack Obama, che renderanno omaggio a McCain insieme all'ex segretario di stato Henry Kissinger.
La lettera postuma
Ma da McCain è arrivato un ultimo colpo di coda: una lettera di addio che suona come un atto di fiducia nel popolo americano e un duro atto di accusa verso Trump, anche se non è mai nominato. A leggerla, in una conferenza stampa, è stato un commosso Rich Davis. “Noi indeboliamo la nostra grandezza quando confondiamo il nostro patriottismo con le rivalità tribali che hanno seminato risentimento, odio e violenza in tutti gli angoli del mondo”, ha scritto McCain. "Noi la indeboliamo quando ci nascondiamo dietro ai muri, piuttosto che demolirli, quando dubitiamo della forza dei nostri ideali piuttosto di credere che siano la grande forza per il cambiamento che sono sempre stati”, ha aggiunto. E ancora: “Siamo cittadini della più grande repubblica del mondo, una nazione di idee, non di sangue e terra”. Infine, un invito ad avere speranza nonostante il presente: “Non disperate delle nostri difficoltà attuali ma credete sempre nella promessa e nella grandezza dell'America, perché nulla è inevitabile qui. Gli americani non mollano mai. Non ci arrendiamo mai. Non ci nascondiamo dalla storia. Noi facciamo la storia”.