Duecento professori hanno scritto al Guardian: accusano i loro colleghi che chiudono un occhio di fronti agli abusi sui diritti umani in Egitto e ricordano il ricercatore rapito, torturato e ucciso nel 2016
Un gruppo di 200 professori universitari di punta in Gran Bretagna accusa i loro colleghi che "chiudono un occhio" di fronte agli abusi sui diritti umani in Egitto pur di svolgere attività accademica e aprire campus in quel Paese. Un affondo che arriva sulla scia della vicenda di Giulio Regeni, ex ricercatore a Cambridge, ucciso in Egitto nel 2016 (CHI ERA).
La lettera
I 200 sono autori di una lettera al quotidiano Guardian, in cui si fa riferimento alle "domande senza risposta" sul rapimento, le torture e l'omicidio del ricercatore friulano, oltre che a questioni più generali, quali la libertà accademica, il trattamento del personale Lgbt, sacrificati in nome di una "commercializzazione" dell'istruzione superiore.
Le partnership universitarie Londra-Cairo
La lettera, ricorda il Guardian, che pubblica una foto di alcuni professori di Cambridge che in una conferenza stampa espongono lo striscione giallo di Amnesty International in italiano 'Verità per Giulio Regeni', viene pubblicata mentre il governo conservatore di Theresa May ha promosso una serie di partnership universitarie in Egitto durante una visita in giugno. "Abbiamo dubbi sulla saggezza e la legittimità di questa mossa, di fare affari come se niente fosse con un regime autoritario, che sistematicamente attacca la ricerca, l'istruzione e la libertà d'insegnamento", scrivono i docenti nella lettera.