Nel giorno del primo incontro tra il negoziatore Ue Michel Barnier e il nuovo responsabile inglese della trattativa Dominic Raab, Bruxelles chiede di prepararsi a "tutti gli scenari" in caso di un mancato accordo: a cominciare dai problemi specifici, come le dogane
"L'Europa lavora duramente ad un accordo, ma non c'è certezza che sarà raggiunto. E anche se lo fosse, il Regno Unito non sarà più uno Stato membro", e quindi "ci si prepara a tutte le evenienze per assicurare che le istituzioni dell'Ue, gli Stati membri e i privati siano comunque pronti". È quanto scrive la Commissione europea nella comunicazione adottata oggi prima dell'incontro con il nuovo negoziatore inglese per la Brexit Dominic Raab (TUTTE LE TAPPE). Bruxelles chiede ai governi di prepararsi a "tutti gli scenari", considerando anche "misure di contingenza" per problemi specifici come le dogane, nel caso di non accordo. Un portavoce della Commissione ha aggiunto che i 27 Paesi dell’Unione europea "non sono ancora abbastanza pronti" ad affrontare tutte le possibili conseguenze.
Due scenari possibili
La Commissione scrive a tutti gli attori coinvolti, quindi amministrazioni pubbliche e imprese, che devono prepararsi a due scenari possibili. Il primo prevede l'esistenza di un accordo ratificato entro il 30 marzo 2019 e subito in vigore: in quel caso le leggi Ue smetteranno di essere applicate al Regno Unito a partire dal 1 gennaio 2021, ovvero dopo un periodo di transizione i cui dettagli faranno parte dell'accordo. Il secondo scenario prevede invece l'assenza di un accordo o la sua mancata ratifica entro i termini da qualcuna delle parti: in quel caso non ci sarà periodo di transizione e le leggi Ue smetteranno di applicarsi dal 30 marzo 2019. Bruxelles quindi invita le aziende a prepararsi: "Devono prendere tutte le decisioni e completare gli aspetti amministrativi entro il 30 marzo 2019 per evitare interruzioni" nel servizio. E agli Stati parla di misure di contingenza "per mitigare gli effetti che inevitabilmente arriveranno attorno alla data dell'uscita" in caso di non accordo e quindi senza periodo di transizione. Le misure di emergenza "saranno in teoria temporanee finché non ci saranno i necessari accordi a lungo termine", anche perché "né possono ottenere gli stessi risultati di un'uscita ordinata negoziata né potrebbero ricreare l'attuale situazione dove il Regno Unito è uno Stato membro". Non richiederanno necessariamente azioni legislative a livello Ue, ma potrebbero ricadere sotto la responsabilità degli Stati membri, in base alle aree di competenza.
Fonti Ue: tutti vogliamo un accordo
Alcune fonti europee fanno sapere che senza un accordo sulla Brexit, "tecnicamente dal 30 marzo 2019 ci sarà bisogno di un visto per entrare nel Regno Unito, ma questo è qualcosa che si può risolvere in maniera unilaterale mettendo il Paese nella lista di quelli dove si può viaggiare senza visto. È qualcosa che si può fare a livello Ue". "Tutti vogliamo un accordo, ma dobbiamo vedere come ci arriveremo", aggiungono le fonti, e sulla possibilità di ricreare una frontiera fra Irlanda del Nord e del Sud sottolineano che "ci può essere una differenza fra il confine doganale e quello politico, non è impossibile secondo le leggi internazionali".
Gli incontri e le nuove proposte del governo May
A Bruxelles si svolge il primo incontro tra il capo negoziatore Ue Michel Barnier e il nuovo negoziatore inglese Dominic Raab, giovane euroscettico subentrato al veterano David Davis alla guida del dicastero per la Brexit. Sul piatto ci sono le nuove proposte del governo Tory di Theresa May sancite dal Libro Bianco (White Paper) di fresca pubblicazione: improntate a un'idea di Brexit più soft - che ha suscitato le dimissioni polemiche di Davis e di Boris Johnson - ma già annacquate in parlamento a beneficio dei "falchi" con un emendamento restrittivo sui possibili legami doganali futuri con i 27. Raab, che secondo l'opposizione laburista è parso finora sfuggente sullo stesso Libro Bianco e sulla presunta svolta morbida del governo, si è sottoposto prima di partire a un botta e risposta alla Camera dei Comuni in cui ha ribadito la fedeltà alla linea del governo e all'obiettivo di una Brexit vera, ma accompagnata da un accordo con Bruxelles attento agli interessi dell'economia britannica.