Usa, violenze e proteste: oltre 500 persone uccise nel 2018 da polizia

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Foto d'archivio (Getty)
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L’ultimo caso è quello di un uomo morto durante un controllo a Chicago. Ma non è la prima volta che episodi del genere provochino manifestazioni e scontri con gli agenti. Nel 2014, migliaia di persone erano scese in strada dopo l’uccisione di un 17enne afroamericano

Sono oltre 500 le persone uccise dalla polizia negli Stati Uniti nel 2018. L’ultimo caso è quello di un uomo morto durante un controllo a Chicago. L’episodio ha scatenato forti proteste nel quartiere, nel South side della città: ci sono stati scontri tra manifestanti e agenti, con alcuni feriti e delle persone arrestate. Non è la prima volta che la morte di persone per mano di agenti provoca, a Chicago e nel resto degli Usa, proteste e manifestazioni.

I precedenti a Chicago

In città, soprattutto nel South e West side, quartieri abitati per la maggior parte da persone di colore, ormai da anni il rapporto di fiducia tra polizia e residenti si è incrinato e sono diversi i casi in cui gli agenti hanno sparato in situazioni dubbie e ucciso. Nell’ottobre del 2014, violente proteste sono scoppiate a Chicago dopo la morte di Laquan McDonald, ragazzo afroamericano di 17 anni: era armato di coltello, ma come ha mostrato un video spuntato dopo diverso tempo, era distante dalla polizia ed è stato colpito da 16 proiettili. Mesi dopo, un agente è stato accusato di omicidio e migliaia di persone hanno sfilato per le strade della città per chiedere le dimissioni del sindaco Rahm Emanuel, accusato di averlo coperto. A quella morte è seguito un dibattito e una revisione del dipartimento di polizia: ora gli agenti devono indossare telecamere e avere pistole stordenti. Ma le sparatorie non si sono fermate. Nel 2015, la polizia ha ucciso un ragazzo di 19 anni con disturbi mentali e una donna di 55 (entrambi afroamericani): il giovane stava colpendo una porta con una mazza da baseball, mentre la signora, madre di 5 figli, è stata colpita “per errore”. Nel 2016, nuove proteste sono scoppiate dopo la morte di un adolescente disarmato, colpito alla schiena mentre scappava dalla polizia su un’auto rubata. Il mese scorso, non lontano dal quartiere di Chicago in cui è avvenuta l’ultima sparatoria, diverse persone sono scese in strada per protestare dopo la morte di un uomo armato, colpito alla schiena.

Nel 2018 oltre 500 persone uccise dalla polizia

Ma le domande e i dubbi sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia statunitense dominano da tempo il dibattito pubblico in tutto il Paese. Secondo i dati del Washington Post aggiornati al 9 luglio, nel 2018 le persone uccise da agenti sono state 548, la maggior parte in California e Texas. Oltre 500 sono uomini, soprattutto tra i 30 e i 44 anni. Almeno un centinaio delle persone uccise sono di colore. Nel 2017 le persone uccise da agenti sono state 987, nel 2016 963 e nel 2015 995.

I precedenti negli Usa

In particolare, il dibattito (e le proteste) si sono concentrate sulla disparità di trattamento nei confronti degli afroamericani. Uno dei primi casi che ha acceso le polemiche è quello di Trayvon Martin, 17enne di colore ucciso in Florida il 26 febbraio del 2012: camminava con il cappuccio della felpa in testa, atteggiamento che ha insospettito il vigilante volontario della zona. Tra i due è scoppiata una lite e a un certo punto il vigilante ha sparato. L'uccisione del ragazzo ha scatenato manifestazioni in tutto il Paese. Nel 2014 violente proteste sono scoppiate a Ferguson, in Missouri, dove il 18enne afroamericano Michael Brown è morto ad agosto: sospettato di aver commesso un furto in un negozio, è stato ucciso nonostante fosse disarmato. Nel novembre dello stesso anno, un ragazzino di 12 anni è stato ucciso da un agente a Cleveland, Ohio: Tamir Rice stava giocando con una pistola giocattolo e il poliziotto ha fatto fuoco pensando fosse un'arma vera. Tra i casi recenti c'è anche quello di Freddie Gray, 25enne afroamericano morto a Baltimora, Maryland, dopo essere stato arrestato e caricato su un furgone della polizia con l'accusa di avere con sé un coltello a serramanico. L'episodio è avvenuto il 12 aprile 2015: il giovane è entrato in coma ed è poi deceduto per il trauma alla spina dorsale. Nel 2016, poi, la rabbia dei manifestanti è esplosa nelle strade di Charlotte, in North Carolina, dopo la morte del 43enne di colore Keith Lamont Scott davanti alla moglie.

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