L'organizzazione, che cita i dati dell'Oim, rilancia l'appello a "fermare queste vergognose morti". Frutto, secondo Medici senza frontiere, della "decisione politica di chiudere i porti" che "ha aumentato la mortalità sulla rotta più letale al mondo"
Sono oltre 600 le persone, tra cui anche neonati e bambini, annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale nelle ultime quattro settimane, da quando cioè sono state bloccate le navi di soccorso delle organizzazioni non governative. La denuncia arriva da Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranee che rilanciano l'appello a "fermare queste vergognose morti". I dati citati sono quelli dell’Oim, l’organizzazione internazionale delle migrazioni che con il progetto "Missing migrants" documenta le cifre sulle vittime delle rotte migratorie. Secondo l'ong "la decisione politica di chiudere i porti allo sbarco delle persone soccorse in mare, e la totale confusione creata nel Mediterraneo centrale, ha aumentato la mortalità sulla rotta migratoria più letale al mondo" (LO SPECIALE MIGRANTI).
"Decisioni politiche dell'Europa hanno avuto conseguenze letali"
Stando ai dati di Oim diffusi da Msf e Sos Mediterranee, le 600 vittime delle ultime quattro settimane rappresentano "la metà di tutte le morti registrate quest'anno". "Le decisioni politiche dell'Europa nelle ultime settimane hanno avuto conseguenze letali - spiega Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf -. È stata presa la decisione a sangue freddo di lasciare annegare uomini, donne e bambini nel Mediterraneo. È vergognoso e inaccettabile. Invece di ostacolare deliberatamente un'assistenza medica e umanitaria salvavita a persone in pericolo, i governi europei devono attivare un sistema dedicato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale". Msf aggiunge che “delegare alla Guardia Costiera libica tutta la responsabilità della ricerca e soccorso nel Mediterraneo porterà soltanto nuove morti”. Fa eco a Kleijer Sophie Beau, vicepresidente di SOS Mediterranee: "L'Europa ha la responsabilità di queste morti sulla propria coscienza - afferma -. I governi europei devono reagire immediatamente e garantire che il diritto internazionale marittimo e umanitario, che prescrive l'obbligo del soccorso in mare, sia pienamente rispettato".