Italiani nel Regno Unito tra studio e lavoro: ecco quanti sono

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Foto d'archivio Getty
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Circa 700 mila i connazionali che vivono in Uk, ma molti di loro non si sono mai registrati all'Anagrafe residenti all'estero. Adesso, con il rischio di una "hard Brexit", in tanti potrebbero essere costretti a correre ai ripari

Il piano elaborato dal governo britannico per la realizzazione della Brexit potrebbe portare alla fine della libertà di movimento in entrata nel Regno Unito. Le intenzioni di Londra, evocate dalla premier Theresa May, avrebbero dirette conseguenze sugli italiani già presenti in Gran Bretagna e su quelli intenzionati a entrare nel Paese in cerca di un lavoro. La temuta stretta sui cittadini Ue ha già provocato, dopo il referendum per il “Leave”, una corsa alla regolarizzazione da parte di chi vive già nel Regno Unito e non si è mai registrato all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) di Londra. Intanto, nel 2017 è calato il numero degli italiani che migra al di là della Manica, anche se il Paese resta la meta preferita di chi lascia l’Italia in cerca di un lavoro.

Quanti italiani si trovano nel Regno Unito

Si stima che gli italiani presenti nel Regno Unito siano circa 700mila, ha affermato il console generale d’Italia a Londra in un’intervista al Sole 24 Ore. Di questi, circa 315mila sono registrati all’Aire. Il che significa che oltre metà degli italiani nel Regno Unito si trovano in una posizione non regolarizzata (la legge prevede che un cittadino italiano debba iscriversi all’Aire entro novanta giorni dall’arrivo all’estero se ha intenzione di fermarsi per più di 12 mesi). Il risultato, quindi, è che sull’onda dei timori di una stretta sulla presenza di stranieri per via della Brexit sta emergendo una “folla” di italiani “sommersi” in Gran Bretagna, mai comparsi nei dati ufficiali. L’incertezza sulla Brexit, però, potrebbe essere anche tra le cause della diminuzione dell’afflusso di cittadini italiani nel Regno Unito. Gli italiani che hanno attraversato la Manica in cerca di fortuna nel 2017, secondo i dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica britannico (Ons) sono stati 51 mila, il 19% in meno rispetto all’anno precedente. I nostri connazionali continuano comunque ad essere la terza forza migratoria principale verso l’isola: più degli italiani, a muoversi sono soltanto romeni e polacchi. Dati da pesare, comunque, con l’arrivo di migranti non regolarizzati che non effettuano la registrazione all’Anagrafe obbligatoria per legge.

Timori Brexit, sempre più iscritti all’Anagrafe residenti all’estero

Intanto, nel 2017 è continuato ad aumentare il numero di persone che si registrano all’Aire di Londra, alimentato dalla preoccupazione di restare esclusi dalla legislazione successiva alla Brexit. Secondo i dati del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, l’Aire di Londra ha avuto 24.771 nuovi iscritti nel 2017, in crescita del 50,1% rispetto al 2016 e con un largo scarto rispetto a quelli che hanno scelto Germania (19.178), Svizzera (11.759), Brasile (6.829) e Stati Uniti (5.939). Gli iscritti all’Aire, secondo i dati del Consolato d’Italia a Londra, erano 280mila nel 2017, mentre ora sono 315mila, il numero più alto in assoluto mai registrato da un consolato. Secondo le cifre fornite dall’Ambasciata, l'emergere degli italiani che non si erano registrati ha portato le iscrizioni Aire dalle 1.800 pre-Brexit alle oltre 3mila del post Brexit (+65%).

Coldiretti: 15mila giovani italiani trasferiti nel Regno Unito

Un altro dato utile per capire la situazione arriva da una ricerca Coldiretti su dati Istat a commento delle dichiarazioni del governo britannico sulla limitazione alla libertà di movimento in entrata, in conseguenza della Brexit. Secondo lo studio, sono quasi 15mila i giovani italiani under 40 che si sono trasferiti nel Regno Unito con il cambiamento di residenza nel 2016. Più di un giovane italiano su tre (il 34%) si dice disposto a cambiare nazione per trovare lavoro e un 22% è convinto che il suo futuro sarà all’estero, anche se una ridotta minoranza (14 per cento) ha già avuto esperienze lavorative in un’altra nazione. E la Gran Bretagna - sottolinea Coldiretti - rappresenta la meta preferita per i giovani italiani in cerca di occupazione anche perché consente di completare l’esperienza di vita all’estero con l’apprendimento della lingua più diffusa a livello lavorativo. Tra le professionalità italiane più presenti nel Regno Unito, secondo i dati del Migrant Advisory Committee del governo, dottori e infermiere: oltre un migliaio i primi, circa 2900 le seconde.            

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