Cristina Cattafesta era nel Paese come osservatrice indipendente e non accreditata per il partito filo curdo Hdp durante le elezioni parlamentari e presidenziali di domenica 24 giugno. Si troverebbe nel Dipartimento Immigrazione di Gaziantep per essere rimpatriata
La famiglia di Cristina Cattafesta è tornata a esprimere "grave preoccupazione" per la sorte della donna, fermata domenica scorsa dalla polizia turca nella provincia di Batman, nel sud-est curdo del Paese. Cristina era andata in Turchia come osservatrice indipendente e non accreditata per il partito filo curdo Hdp durante le elezioni parlamentari e presidenziali di domenica 24 giugno. La famiglia ha pubblicato un appello su Facebook chiedendo “all’Ambasciata Italiana, alle Istituzioni Italiane ed Europee il massimo impegno per riportare Cristina Cattafesta in Italia nel più breve tempo possibile”.
Nessun contatto
I familiari di Cattafesta si sono rivolti in Italia all’avvocato Alessandra Ballerini (legale anche della famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso in Egitto nel 2016). "Ieri l'avvocato del Consolato Italiano è andato a trovarla e siamo grati per l'impegno della Farnesina con la quale siamo in costante contatto", si legge nella nota diffusa sui social network. Le autorità turche mantengono il silenzio sui tempi del rimpatrio: “Martedì 26 è stata trasferita nel Dipartimento Immigrazione di Gaziantep per essere rimpatriata. Speriamo tutti che il suo rientro sia imminente, ma sono passati cinque giorni dal suo fermo e nelle ultime 48 ore, ossia da quando è stata trasferita a Gaziantep, nessuno di noi è più riuscito ad avere contatti con lei perché le è stato sequestrato anche il cellulare”, fa sapere la famiglia.
Problemi di salute
Cristina Cattafesta ha 62 anni ed è presidente della Ong Cisda (Coordinamento italiano sostegno donne afghane), con sede a Milano. È stata trasferita nel centro di identificazione di Gaziantep in Turchia, dove era stata trasferita dopo il fermo e dopo un provvedimento di espulsione: sarebbero state trovate foto e altre prove di contatti con esponenti dell'organizzazione separatista curda Pkk. Secondo l'avvocato turco di Cattafesta, la donna sta ricevendo le medicine che le sono necessarie: "Soffre di problemi di salute ed ha la necessità di fare controlli continui e cure adeguate", spiega la famiglia.