Giocatori di origine straniera in Nazionale, tra politica e polemiche
MondoIl partito di estrema destra AfD ha chiesto "una squadra veramente tedesca" dopo l'eliminazione della Germania dai Mondiali. Non è il primo caso di interventi politici sulla presenza nelle rose di calciatori oriundi o con genitori stranieri: ecco gli episodi del passato
Il tema dei calciatori con origini straniere in Nazionale torna a far discutere dopo la presa di posizione del partito di estrema destra tedesco AfD che ha attaccato alcuni dei giocatori della Germania dopo l’eliminazione dai Mondiali: “Vogliamo una nazionale solo tedesca”, hanno tuonato alcuni esponenti della formazione estremista, accusando soprattutto Ozil e Gundogan, entrambi nati e cresciuti in Germania da genitori o nonni turchi e quindi reputati non attaccati alla maglia della Nazionale e non degni di indossarla. Sono diversi i precedenti di partiti o esponenti politici che hanno preso posizione contro la presenza di calciatori di origine straniera, oriundi o naturalizzati, nelle rose delle nazionali. A partire dall’Italia, con le polemiche negli anni sulle convocazioni di oriundi, fino alla Francia, una delle Nazionali di calcio più multietniche, passando attraverso questioni di identità nazionale come l’indipendenza catalana.
I casi in Italia
Nella storia della Nazionale italiana, gli oriundi - nati all’estero ma cittadini italiani perché discendenti diretti di italiani (genitori, nonni, bisnonni) - sono stati diversi: precedenti illustri di epoche molto diverse da quellea attuale, come Schiaffino, Angelillo, Altafini. Ma anche esempi più recenti come gli italo-brasiliani Thiago Motta e Eder oppure Mauro German Camoranesi, di origini argentine, come Franco Vazquez e Pablo Daniel Osvaldo. Proprio sulla convocazione in Nazionale di questi ultimi non sono mancate le polemiche. Nel 2011 Osvaldo venne convocato dal ct Cesare Prandelli e il deputato della Lega Nord Davide Cavallotto attaccò: “La nostra Nazionale è diventata una “pensione di oriundi” e il nostro calcio è ormai una “succursale dei Paesi emergenti”. Nel 2014, Salvini si scagliò invece contro Thiago Motta: “Che c’entra con l’Italia? Un fico secco", e protestò contro la presenza di “troppi oriundi” in Nazionale.
Nel 2015, fu Roberto Mancini, attuale ct della Nazionale e all'epoca allenatore dell’Inter, a bocciare l'apertura agli oriundi: “In azzurro solo italiani. Chi non nasce in Italia, pur se ha parenti, non giochi in Nazionale". Dichiarazioni appoggiate proprio da Salvini su Twitter. In occasione degli Europei 2016, poi, il segretario della Lega ha ribadito: “Mi piacerebbe che giocassero giocatori con un po' di radici in più”, rispondendo a chi gli chiedeva della convocazione di Eder e dell’argentino naturalizzato italiano Franco Vazquez da parte del ct Antonio Conte. È recente invece l’attacco del movimento di estrema destra Forza Nuova contro Mario Balotelli, nato in Italia da genitori del Ghana. Nel giugno 2018 a Brescia è apparso uno striscione con la scritta "Sei più stupido che nero", per la posizione sul tema dell'immigrazione del calciatore, che si era espresso a favore dello ius soli e aveva auspicato di indossare la fascia di capitano della Nazionale (“Sarebbe un bel segnale, soprattutto per gli immigrati africani che vivono in Italia").
I casi in Francia
Spostandoci oltre le Alpi, sono di lunga data le questioni politiche intorno alla Nazionale della Francia, tra le più multietniche al mondo. Contro la rosa dei transalpini, campioni nel Mondiale di casa, si era scagliato nel 1996 Jean-Marie Le Pen, leader del partito di estrema destra Front National, che aveva bollato come “innaturale” il fatto di “riempire la squadra di giocatori dall'estero e parlare poi di squadra francese''. Quella dell’epoca era la Francia di Lilian Thuram (nato in Guadalupa), Laurent Blanc (cresciuto ad Alès, in Occitania) e Zinedine Zidane (figlio di immigrati algerini), Bixente Lizarazu (basco), Christian Karembeu (nato in Nuova Caledonia).
Il trionfo ai Mondiali azzerò le polemiche, ma nel 2007 tornò lo scontro quando il deputato del Partito socialista Georges Frêche dichiarò: “In Nazionale ci sono nove neri su undici. Normalmente come riflesso della società, ce ne sarebbero dovuti essere tre o quattro”. Nella Nazionale francese all'epoca erano presenti giocatori provenienti dalle seconde e terze generazioni di immigrati africani come Hatem Ben Arfa, Karim Benzema e Samir Nasri, tutti di origini maghrebine. Nel 2016 è Marion Le Pen, nipote di Jean Marie, a rinfocolare la polemica: “Benzema? Se non è contento vada a giocare con l'Algeria". Il giocatore, indagato per uno scandalo di presunti ricatti al compagno di squadra Mathieu Valbuena, era stato escluso da Euro 2016 e si era detto vittima di razzismo. Aveva detto: "L'Algeria è il mio Paese, il mio cuore, la Francia è solo per il lato sportivo".
Il caso spagnolo
Non hanno a che fare con questioni razziali ma con vicende più politiche gli attacchi a Gerard Piqué, giocatore catalano del Barcellona a favore dell'indipendenza della regione. Il difensore della squadra blaugrana è stato attaccato anche da esponenti politici spagnoli per la sua posizione. Già qualche anno prima della dichiarazione di indipendenza, il deputato del Partido popular Nacho Uriarte si scagliò contro di lui per le “sciocchezze politiche che dividono” e “cercano di rendere ridicolo il sentimento spagnolo”. Piqué si è espresso nel 2017 con una posizione molto netta per l’indipendenza della Catalogna e le polemiche sorte con i tifosi e anche con alcuni compagni di squadra l'hanno portato, in lacrime, a dirsi pronto "a fare un passo indietro" dalla Nazionale spagnola se la sua presenza avesse privato l'ambiente della serenità e concentrazione necessarie.