Usa, all’aeroporto di Orlando arriva scansione obbligatoria del viso

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Le nuove regole dell'aeroporto di Orlando prevedono la scansione facciale per tutti i passeggeri su voli internazionali (archivio Getty)

Il più importante scalo della Florida ha annunciato la misura che riguarderà i passeggeri in arrivo e in partenza su voli internazionali. Ma potrebbero esserci problemi con le minoranze, le donne e i bambini

L'aeroporto di Orlando, il più trafficato della Florida, diventa il primo degli Stati Uniti a richiedere a tutti i passeggeri in arrivo e in partenza voli internazionali di sottoporsi a una scansione facciale.

Possibili problemi di privacy

Ad annunciare la notizia, giovedì 21 giugno, sono stati gli amministratori del maggiore scalo dell'Orange State che, solo nell'ultimo anno, ha accolto circa 6 milioni di passeggeri. Il nuovo sistema di scansione, secondo quanto spiegato dai funzionari, sarà impiegato per tutti i passeggeri, statunitensi e stranieri, imbarcati sui voli internazionali in arrivo e in partenza da Orlando. Un passaggio, questo, che amplia le direttive sulla sicurezza già in vigore negli scali di Atlanta, Boston, Chicago, Houston, Las Vegas, Miami, New York e Washington, che utilizzano già scansioni del viso per alcuni voli internazionali in partenza, ma non coinvolgono tutti i viaggiatori. Il nuovo regolamento ha già iniziato ad allarmare alcuni difensori della privacy che, secondo quanto riportato da Associated Press, hanno già lamentato la mancanza di regole formali per gestire i dati raccolti dalle scansioni, e di linee guida formali su cosa dovrebbe accadere se a un passeggero viene erroneamente impedito l'imbarco.

Il sistema di scansione

Secondo quanto spiegato dalle autorità aeroportuali, una volta catturata l'immagine della scansione facciale, il sistema invia i dati al database biometrico del Dipartimento per la Sicurezza Interna per una verifica sull'identità del viaggiatore. Una procedura alla quale i cittadini statunitensi possono rinunciare di sottoporsi, ma che, secondo Harrison Rudolph della Georgetown University, impedirebbe di fatto all'agenzia per la sicurezza di “fare un lavoro adeguato”. Per Jennifer Gabris, portavoce delle autorità doganali e di protezione dei confini degli Stati Uniti, i cittadini con passaporto Usa saranno in grado di esercitare una formula di opt out esattamente come previsto negli altri aeroporti, ma ciò – ha spiegato la funzionaria ad Ap – potrebbe comportare che “venga richiesto loro di fornire fotografie quando entrano o escono dagli Stati Uniti".

Il problema delle minoranze

Rudolph, che è professore associato al Centro di Privacy e Tecnologia di Oxford, non ha dubbi e giudica la nuova normativa di Orlando un passo in avanti nell'ambito del programma di scansione facciale. Per l'esperto, il problema potrebbe essere rappresentato dal livello di accuratezza delle scansioni del viso, dal momento che alcune ricerche hanno dimostrato come le analisi siano meno accurate con le minoranze razziali, le donne e i bambini. I ricercatori hanno fornito una spiegazione precisa a questo fenomeno, dichiarando che il problema è generato dal fatto che le foto utilizzate per tarare i software di scansione facciale non rappresentano adeguatamente le minoranze, le donne e i più giovani. Preoccupazioni politiche bipartisan sul sistema sono state espresse lo scorso mese da due senatori, Ed Markey democratico del Massachussets e Mike Lee, repubblicano dello Utah, in una lettera al Dipartimento per la Sicurezza Interna. I due politici hanno sollecitato la definizione di regole formali prima che il programma di riconoscimento venga ampliato definitivamente. Un passaggio dovuto, per Marjey e Lee, che contribuirà anche a garantire “la piena verifica di questo programma che potrebbe avere un impatto su ogni americano che lascia il Paese via aerea”.

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