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Giornata Mondiale Rifugiati, dati Ocse 2017: in Italia -34% sbarchi

Mondo
La nave Diciotti della guardia costiera italiana al porto di Catania con 932 migranti (LaPresse)

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico pubblica il rapporto annuale: in Italia nel 2017 grazie agli accordi con la Libia si registra un calo degli arrivi. 34mila sono stati i ricollocamenti nell'Ue dal 2015

"L'ondata di rifugiati nel biennio 2015-2016, concentrata in qualche Paese europeo, ha messo a dura prova i sistemi d'asilo, di migrazione e d'integrazione", osserva l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel testo introduttivo del rapporto annuale sulle migrazioni pubblicato a Parigi in occasione della Giornata Mondiale dei Rifugiati. L’Organizzazione invita gli Stati a non sottovalutare i timori della popolazione sull’impatto dell’immigrazione, benché quest’ultimo “sia statisticamente marginale”, per poi focalizzarsi sulla situazione dei flussi migratori: calo degli arrivi in Italia nel 2017, dovuto agli accordi con la Libia. Gli Usa sono stati il Paese dell'Ocse che ha ricevuto il "più grande numero di richieste d'asilo”, seconda la Germania, terza l’Italia. Circa 34mila i ricollocamenti nei Paesi dell’Unione europea dal settembre 2015.

Difficoltà nell’accoglienza e ricollocamenti

"La crisi dei rifugiati ha rivelato un certo numero di debolezze nella capacità dei Paesi di accoglienza di far fronte a un flusso tanto importante e imprevisto di persone con bisogno di protezione - si legge nel rapporto Ocse - A livello regionale, anche se molto resta ancora da fare, gli sforzi dispiegati, in particolare dalla Commissione europea, per coordinare efficacemente e intensificare la risposta alla crisi dei rifugiati vanno salutati positivamente". La politica Ue di ripartizione dei rifugiati avviata nel 2015 per alleggerire il peso sull'Italia e la Grecia ha "dovuto scontrarsi con problemi di attuazione il primo anno (con solo 5.700 rilocalizzazioni). Nel settembre 2015, in piena crisi, venne deciso di ricollocare fino a 40mila e 120mila richiedenti asilo per alleggerire il lavoro di Roma e Atene. Fino al marzo 2018 circa 34mila persone sono state ricollocate (12mila dall'Italia e 21.800 dalla Grecia). L'Ocse ricorda che alcuni Stati membri si sono "opposti ai ricollocamenti" e che per questo la "Commissione Ue ha adottato tre procedure d'infrazione" contro Repubblica ceca, Ungheria e Polonia.

I numeri in Italia

"Nel 2017 in Italia, 119mila migranti sono arrivati per via marittima, il 34% in meno rispetto al 2016 e il 22% in meno rispetto al 2015", scrive l'Ocse. Un calo, questo, dovuto agli accordi Italia-Libia firmati a inizio 2017 che limitano i flussi migratori di provenienza dall'Africa. I principali Paesi di origine dei migranti restano la Nigeria, la Guinea e la Costa d'Avorio. Nel 2017, molti sono stati i minori non accompagnati (circa 16mila) in calo del 39% rispetto al 2016. Nello stesso anno l'Italia "ha accolto oltre 130mila richiedenti asilo (10mila in più rispetto al 2016), principalmente di nazionalità nigeriana (18%), cingalese (10%) e pakistana (7,5%). Tra il 2016 e il 2017, circa 226mila primi permessi di soggiorno sono stati rilasciati dall'Italia, praticamente la metà rispetto al 2007; solo il 4% a titolo professionale, il 46% per motivi familiari.

La classifica dei Paesi

Ma l’Italia non è stato il Paese che nel 2017 ha ricevuto il più alto numero di richieste d’asilo. Negli Stati Uniti ne sono arrivate 330mila, in aumento rispetto all'anno precedente. Dopo diversi anni di primato, la Germania cala al secondo posto (con 198mila richieste d'asilo, una diminuzione del 73% rispetto alle 722mila record del 2016). Seguono l'Italia (127mila), la Turchia (124mila) e la Francia (91mila). I Paesi in cui le richieste d'asilo sono aumentate di più rispetto al 2016, precisa l'organismo internazionale, sono il Canada, dove sono raddoppiate, il Giappone, il Messico, la Spagna e la Turchia. In Italia, nel 2017, le richieste d'asilo sono cresciute del 4%. Oltre alla Germania, sono invece molto diminuite in diversi Paesi europei, tra cui Ungheria (-89 %), Polonia (-69 %), Danimarca (-48 %), Austria (-44 %) e Svizzera (-35 %).

Si allontana il picco

L’Ocse afferma che il picco della crisi dei rifugiati si sta allontanando. Il biennio 2015-16 è stato “il periodo durante il quale la principale sfida consisteva nel fornire aiuto d'urgenza ai richiedenti asilo e ai nuovi rifugiati” mentre ora i Paesi entrano “in una fase complessa di promozione dell'integrazione di chi resta". Secondo l’organismo internazionale, i leader politici devono far fronte "a due sfide principali: la prima è gestire lo stesso processo d'integrazione senza turbare il mercato del lavoro. Il secondo è rispondere alle preoccupazioni riguardanti l'uso abusivo dei canali di migrazione nonché la percezione che un numero crescente di lavoratori stranieri soggiorna o lavora illegalmente nei Paesi di accoglienza".

Non ignorare l’inquietudine del pubblico

Sulla scia di questa considerazione, l'Ocse invita a tenere conto delle preoccupazioni dei cittadini: "Ignorare l'inquietudine del pubblico rispetto all'impatto economico e sociale della migrazione, benché questo impatto sia statisticamente marginale, oppure i timori rispetto all'assenza di controllo sulla gestione migratoria, benché ampiamente sopravvalutato, potrebbe impedirci di realizzare l'azione di cooperazione in uno spirito pragmatico e costruttivo".

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