Dopo il debutto ai vertici di Okinawa del 2000 e di Genova del 2001,
Putin ottenne di ospitare il primo vertice in Russia nel 2006 ma dopo l'invasione della Crimea nel 2014 i rapporti con gli altri partecipanti si sono raffreddati
Dopo la fine della Guerra fredda, le relazioni tra il G7, poi diventato G8, e la Russia sono state il termometro del disgelo tra Mosca e l'Occidente. Dopo la caduta del comunismo, nel 1991, la Russia aveva cominciato a partecipare a colloqui informali a margine dei vertici annuali dei Grandi, una consuetudine partita nel 1975 a Rambouillet.
L'invito di Silvio Berlusconi
Nel 1994 al vertice di Napoli l'allora premier, Silvio Berlusconi, invitò il presidente russo, Boris Eltsin, alfiere della politica di aperture e riforme della nuova Russia. Fu solo dopo il 2000 che la Russia divenne membro a tutti gli effetti di quello che era stato per quasi trent'anni il più importante foro di dialogo informale dell'Occidente industrializzato. Dopo il debutto ai vertici di Okinawa del 2000 e di Genova del 2001, Putin ottenne di ospitare il primo vertice in Russia nel 2006, a San Pietroburgo.
La crisi dopo l'invasione della Crimea
Le tensioni per l'allargamento dell'Ue e della Nato e per la politica sempre più aggressiva di Mosca verso alcuni Paesi dell'ex Unione sovietica hanno portato a un graduale raffreddamento dei rapporti, culminato nella sospensione di Mosca dal G8 nel marzo 2014, in seguito all'annessione della Crimea. Da allora i Grandi si sono riuniti sempre nel vecchio formato a Sette, con Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti. L'anno scorso, prima del vertice del G7 a Taormina, la Russia aveva fatto sapere di non aver intenzione di rientrare nel G8 neppure se dovesse essere invitata a farlo.