A questo si aggiunge una penalità di oltre 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di un centinaio di centri urbani o aree sprovviste di reti fognarie o sistemi di trattamento. Il nostro Paese era già stato condannato nel 2012
Maxi multa dell’Europa all’Italia sulle acque reflue. In particolare, la Corte di giustizia Ue ha imposto al nostro Paese una multa forfettaria da 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di un centinaio di centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue. L'Italia era già stata condannata dalla Corte nel 2012 e deferita per la seconda volta dalla Commissione europea per una procedura di infrazione cominciata nel 2004.
La condanna nel 2012
La colpa dell’Italia è quella di aver tardato ad attuare la direttiva europea 271/1991 in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane (impone ai Paesi membri dell'Unione di restituire all'ambiente l'acqua pulita). Il 19 luglio 2012, una sentenza della Corte di giustizia aveva stabilito che il nostro Paese non aveva preso le misure sufficienti per dotare di reti fognarie per la raccolta delle acque reflue urbane, e/o di sistemi di trattamento, 109 agglomerati sul suo territorio. Alla scadenza del termine fissato all'11 febbraio 2016, l'Italia non si era ancora messa in regola. Così la Commissione ha proposto davanti alla Corte un secondo ricorso per inadempimento, chiedendo delle sanzioni pecuniarie.
30 milioni per ogni semestre di ritardo
Nella sentenza di oggi, la Corte fa notare che a oltre sei anni di distanza il numero degli agglomerati non conformi si è ridotto da 109 a 74, ma è comunque grande il ritardo nel seguire le disposizioni Ue. Disposizioni che avrebbero dovuto essere messe in atto al più tardi il 31 dicembre 2000. L’inadempimento, viene sottolineato, è particolarmente grave per il danno che potrebbe provocare all’ambiente. Date queste circostanze, la Corte ha considerato appropriato condannare l'Italia a pagare, a favore del bilancio dell'Unione, una penalità di 30.112.500 per ciascun semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2012.
I 25 milioni per prevenire infrazioni future
L’Italia, però, è già stata condannata dalla Corte per la gestione inadeguata delle acque di scarico urbane e ha in corso due procedure di infrazione per lo stesso motivo, una delle quali ha portato a una prima sentenza nel 2014. Per questi motivi, tenuto conto delle altre violazioni commesse, la Corte ha stabilito che il nostro Paese dovrà anche versare nel bilancio dell'Ue una somma forfettaria di 25 milioni di euro, "al fine di prevenire il futuro ripetersi di analoghe infrazioni al diritto dell’Unione".