Ancora vittime nel quinto venerdì di tensioni per la “Grande Marcia del Ritorno” voluta da Hamas. Dal 30 marzo i morti sono oltre 40. Trump: potrei andare all'apertura dell'ambasciata a Gerusalemme
Ancora scontri, vittime e feriti lungo la barriera tra la Striscia di Gaza e Israele, nel quinto venerdì di protesta sotto lo slogan della "Grande marcia del ritorno" voluta da Hamas. Il numero dei palestinesi rimasti uccisi negli scontri è salito a 4. Lo rende noto il ministero della Sanità palestinese, riferisce Haaretz. La quarta vittima è un ragazzo di 15 anni morto per le ferite riportate. Negli scontri sono rimasti feriti almeno 833 palestinesi: di questi, 4 fanno parte del personale medico e sei sono giornalisti, riferisce sempre il ministero della Sanità palestinese. Due feriti sono in gravi condizioni. Dal 30 marzo sono morti più di 40 palestinesi nelle proteste indette per rivendicare il "diritto al ritorno".
Le proteste al confine
Secondo un portavoce, alle manifestazioni hanno partecipato 10mila palestinesi, suddivisi in cinque punti di frizione lungo la linea di demarcazione con Israele. Come nelle settimane precedenti, gruppi di giovani hanno incendiato pneumatici lungo il confine, hanno lanciato verso Israele aquiloni con oggetti in fiamme e hanno cercato di trainare verso la Striscia tratti di reticolati. In una di queste azioni, al valico di Karni, sono stati vicini ad aprire un varco e sono stati respinti col fuoco e con i lacrimogeni. Secondo un portavoce israeliano, i dimostranti “hanno lanciato ordigni esplosivi, bombe a mano, bottiglie incendiarie e pietre” e i soldati hanno impedito il tentativo di infiltrazione.
Gli appelli
La giornata era iniziata a Gaza in un clima di febbrile mobilitazione, dopo che in nottata nel campo profughi di Jabalya è stato sepolto Fadi al-Batsh, l'ingegnere di Hamas ucciso la settimana scorsa in Malesia in un attentato che la sua organizzazione attribuisce al Mossad israeliano. Nel corso della giornata alcuni dirigenti di Hamas hanno raggiunto i dimostranti e hanno esortato la popolazione di Gaza a non desistere dalla lotta per forzare il blocco e rompere le linee di confine. Un consigliere del presidente Abu Mazen ha invece fatto appello agli abitanti di Gaza perché non seguano la politica degli "avventurieri" e "non mandino i figli a morire".
Le accuse
Intanto, l'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu e Amnesty International sono tornati separatamente ad accusare i militari israeliani di aver fatto “un uso sproporzionato della forza nei confronti di dimostranti disarmati”. Il Centro di informazione sull' intelligence e il terrorismo (Iitc) di Tel Aviv, invece, ha pubblicato un'analisi secondo cui l'80 per cento dei primi 40 palestinesi uccisi sul confine erano “membri attivi o fiancheggiatori di gruppi terroristici”.
Perché le proteste
La “Grande Marcia del Ritorno” è giunta al quinto venerdì consecutivo. Le proteste andranno avanti ogni venerdì fino al 15 maggio, giorno in cui i palestinesi ricordano la “Nakba”, la “Catastrofe” della nascita dello stato di Israele. I leader di Hamas hanno spiegato che questi confronti settimanali sono solo una fase preliminare in vista della forte esplosione di collera popolare fissata proprio per il 15 maggio, 70esimo anniversario della nascita di Israele. Secondo i dati dell'Organizzazione per i diritti umani dell'Onu (Ocha), nelle quattro dimostrazioni precedenti sono stati uccisi 42 manifestanti e 5.511 sono rimasti feriti. Israele ha più volte ammonito, anche con volantini in arabo lanciati sulla Striscia, a non avvicinarsi alla barriera difensiva, a non tentare di danneggiarla e a non entrare nel territorio dello Stato ebraico.
Trump: potrei andare all'apertura dell'ambasciata a Gerusalemme
Intanto il presidente Donald Trump non esclude di poter andare all'apertura dell'ambasciata americana a Gerusalemme. "Potrei andare. Ne sono molto orgoglioso", ha detto durante la conferenza stampa congiunta con la cancelliera Angela Merkel alla Casa Bianca. Lo spostamento dell'ambasciata americana a Gerusalemme "è stato promesso per molti anni da molti presidenti. Hanno tutti fatto promesse elettorali che poi non hanno avuto il coraggio di mantenere. Io le ho mantenute e per questo potrei andare", ha dichiarato Trump.