Nuovi scontri a Gaza, nove palestinesi morti e oltre mille feriti

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Scontri nella striscia di Gaza (ansa)
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Ancora un venerdì di sangue per la "Marcia del ritorno". Per Israele, i manifestanti al confine con la Striscia sono circa 20mila e hanno tentato "attacchi terroristici, lanci di ordigni esplosivi e molotov". Dura condanna di Abu Mazen per "uccisioni e repressione"

È di nove morti e più di mille feriti il bilancio del nuovo venerdì di scontri tra dimostranti palestinesi ed esercito israeliano al confine tra Gaza e lo stato ebraico. Tra le vittime, secondo i media locali, ci sarebbe anche un ragazzo di 16 anni, deceduto durante il trasporto all’ospedale Shifa di Gaza City. Un'altra persona, secondo il ministero della sanità palestinese, è stata uccisa nei pressi del campo profughi di al Bureji, ad est di Gaza. Altri due sono stati uccisi a Rafah. Stando alle informazioni diffuse, fra i feriti ci sono anche donne e minorenni. Il portavoce militare israeliano ha parlato di 20mila manifestanti in 5 punti della barriera difensiva, con molti tentativi di danneggiamenti e infiltrazioni sventati. Sempre secondo l’esercito, i palestinesi in più occasioni hanno tentato "attacchi terroristici, mediante il lancio di ordigni esplosivi e di molotov".

Abu Mazen condanna uccisioni e repressione

In serata il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato "le uccisioni e la repressione svolte dalle forze di occupazione israeliane a fronte della manifestazione di massa pacifica" sul confine di Gaza. In un comunicato della presidenza è stato chiesto, alla Ue, all'Onu e alla Lega Araba "di fermare questa brutale uccisione e volontaria dell'esercito di occupazione a fronte di innocenti e indifesi che sono andati in una marcia pacifica per difendere il loro diritto di vivere".

La cronaca della giornata

Sin dalle prime ore della mattina, dimostranti palestinesi hanno cominciato a dare fuoco a copertoni di gomma in modo da oscurare la visuale ai soldati israeliani, che hanno risposto con cannoni ad acqua nel tentativo di spegnere le fiamme. I militari, avrebbero anche sparato lacrimogeni e proiettili veri. Circa 20mila manifestanti, come già fatto venerdì scorso, stanno presidiando in cinque punti lungo il confine. L’esercito di Tel Aviv ha fatto sapere che i soldati stanno rispondendo con "mezzi di dispersione in accordo con le regole di ingaggio". L'esercito - ha ribadito il portavoce militare in mattinata - "non consentirà alcuna breccia della struttura di sicurezza e della barriera che protegge civili israeliani e agirà contro i coinvolti in questi attacchi". A Gaza City, alcuni dirigenti di Hamas si sono uniti ai manifestanti.

Migliaia in strada

La partecipazione di migliaia persone alle manifestazioni promosse dai palestinesi per la “Marcia per il ritorno” era prevista da Israele. Rispetto alla settimana scorsa, però, il numero odierno di dimostranti è più basso. Come più volte annunciato dai militari e dalla leadership della difesa israeliana prima della manifestazione palestinese, lungo tutta la barriera difensiva sono schierati tiratori scelti - e anche tank secondo alcuni media - con il compito di impedire l'avvicinarsi ai reticolati dei dimostranti o eventuali irruzioni in territorio ebraico dove i kibbutz e le comunità israeliane sono a poche centinaia di metri. L'area intorno alla Striscia di Gaza è stata dichiarata dall'esercito israeliano "zona militare chiusa".

Usa, Ue e Egitto invitano alla calma

Fonti mediche nella Striscia, la mattina del 6 aprile, hanno annunciato la morte di uno dei dimostranti ferito la settimana scorsa nei violenti scontri con l'esercito. Alla vigilia della dimostrazione di oggi hanno invitato alla calma sia l'inviato del presidente americano Donald Trump in Medio Oriente, Jason Greenblatt, sia l'Ue sia l'Egitto.

“Marcia del Ritorno”, manifestazioni fino al 15 maggio

Le dimostrazioni di oggi arrivano dopo quelle della scorsa settimana nell'ambito della “Marcia del Ritorno”, le manifestazioni lungo la frontiera convocate da Hamas che andranno avanti fino al 15 maggio, giorno dell'anniversario dell'esproprio delle terre arabe per creare lo Stato di Israele nel 1948. Nella giornata di venerdì 30 marzo ci sono stati 15 palestinesi uccisi.

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