Russiagate, prima condanna: 30 giorni all'avvocato Alex van der Zwaan

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Alex van der Zwaan lascia il tribunale dopo essersi dichiarato colpevole, lo scorso 20 febbraio (Getty Images)
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Il legale olandese è stato condannato inoltre al pagamento di 20mila dollari di multa. Si era dichiarato colpevole di aver mentito all'Fbi

È l'avvocato olandese Alex van der Zwaan il primo condannato dell'inchiesta sul cosiddetto Russiagate, lo scandalo sulle presunte interferenze russe nella vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2016.

La condanna di van der Zwaan

Van der Zwaan, che lavora in un noto studio di New York, è stato condannato alla pena di 30 giorni di prigione e 20mila dollari di multa, dopo aver ammesso di aver mentito all'Fbi e di non aver fornito documenti richiesti dal procuratore speciale Robert Mueller. Una sentenza considerata significativa, in quanto potrebbe costituire un precedente e uno standard di giudizio sugli altri soggetti accusati di aver mentito alla polizia federale. Tra questi ci sono anche alcuni ex collaboratori della campagna per l'elezione dell'attuale presidente degli Stati Uniti. Nella causa contro di lui, il legale olandese rischiava fino a sei mesi di prigione. Amy Berman Jackson, il giudice del tribunale distrettuale che ha emesso la condanna, ha specificatamente citato la necessità di una "sentenza esemplare". Il caso contro van der Zwaan ha fatto emergere nuovi dettagli nel caso che riguarda Paul Manafort, ex manager della campagna per l'elezione di Donald Trump, così come ha gettato luce sui legami fra il suo vice, Rick Gates, e persone direttamente legate a Mosca.

Le scuse dell'avvocato olandese

L'avvocato van der Zwaan si era da subito dichiarato colpevole di aver mentito all'Fbi sui suoi legami con Rick Gates e con un altro uomo che il Federal Bureau sospetta essere un agente del Cremlino. La figura di Gates è di estrema rilevanza nel caso: si tratta di un uomo d'affari legato a Donald Trump, nonché braccio destro dell'ex manager della campagna del presidente Usa, Paul Manafort. L'ammissione di colpevolezza dell'olandese ha portato il giudice Jackson a respingere la richiesta della difesa dell'imputato, che aveva proposto il pagamento della multa e la partenza immediata dagli Stati Uniti del proprio cliente. "Non stiamo parlando di una multa stradale - ha evidenziato il giudice -. È stato essenzialmente colto con le mani nel sacco, non è qualcosa che è successo a lui, è qualcosa che lui ha fatto". Per il giudice Jackson, l'imputato "ha messo il suo interesse personale al di sopra degli interessi della giustizia". Poco prima della sentenza è stato lo stesso van der Zwann a dirsi dispiaciuto: "Quello che ho fatto - ha detto - è stato sbagliato, mi scuso con la corte, con mia moglie e la mia famiglia". Il caso ruota attorno al suo lavoro (eseguito nel 2012) su un documento a sostegno di un'azione legale contro un leader politico rivale dell'allora presidente ucraino, Viktor Yanukovich, alleato del Cremlino. Il governo di Kiev, all'epoca, usufruiva dei servizi di lobby di Gates e Manafort.

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