Russiagate, media: socio di Manafort si dichiarerà colpevole di frode

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Rick Gates (a sinistra) e Paul Manafort

Rick Gates era stato incriminato insieme all'ex capo della campagna elettorale presidenziale di Donald Trump contro il quale, secondo il Los Angeles Times, testimonierà. Intanto il portavoce del Cremlino definisce le accuse ai cittadini russi "prive di fondamento"

Rick Gates, ex collaboratore della campagna per l'elezione alla presidenza di Donald Trump, ha acconsentito a testimoniare nei prossimi giorni contro Paul Manafort, che presiedeva la stessa campagna, nell'ambito dell'inchiesta sul Russiagate. Secondo quanto riferito dal Los Angeles Times Gates si dichiarerà colpevole per le accuse di frode a suo carico: l'uomo potrebbe ricevere una riduzione della condanna fino a 18 mesi di prigione se collaborerà con gli investigatori. Intanto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalle agenzie russe, definisce prive di fondamento le accuse contro i cittadini russi mosse dal procuratore speciale Robert Mueller.

I rapporti con Ianukovich

Gates è l'ex socio di Manafort e i due sono stati tra i primi incriminati, lo scorso 30 ottobre, nell'ambito dell'inchiesta guidata dal procuratore speciale Robert Mueller. Entrambi hanno preferito consegnarsi spontaneamente all'Fbi dopo che alcune anticipazioni dell'inchiesta erano apparse sui giornali, tra cui il New York Times. Tuttavia, davanti al giudice federale di Washington si sono dichiarati non colpevoli dei 12 capi di imputazione. Le accuse, che riguardano un ampio intervallo temporale, dal 2006 al 2017, non sono direttamente collegate alla campagna elettorale: cospirazione contro gli Usa, riciclaggio, omessa registrazione come agenti stranieri, mancata denuncia di conti in banche estere, dichiarazioni false e fuorvianti. Nel mirino, in particolare, la loro attività di consulenza non dichiarata per il presidente ucraino filorusso Viktor Ianukovich.

"Prove senza fondamento"

Intanto da Mosca Dmitry Peskov interviene sull'incriminazione di 13 cittadini russi, voluta da Mueller, per interferenza nelle elezioni presidenziali americane del 2016: "Continuiamo a insistere sul fatto che tali prove non hanno fondamento, non consideriamo (il rapporto) equo e non possiamo essere d'accordo", ha detto il portavoce del Cremlino sottolineando che "la Russia non si è immischiata né ha l'abitudine di interferire negli affari interni di altri Stati".

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