La Polonia "congela" la legge sull'Olocausto

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L'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz (Getty Images)
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La decisione sul provvedimento che prevede il carcere per chiunque associ la nazione polacca alla Shoah potrebbe essere un passo importante verso la soluzione dei contrasti sorti tra Varsavia e Tel Aviv

Il ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Ziobro, ha comunicato che il governo di Varsavia avrebbe deciso di "congelare" la controversa legge sull'Olocausto recentemente approvata. La decisione, riportata da diversi media israeliani, arriva dopo le pressioni del governo di Tel Aviv e una crisi diplomatica tra Polonia e Israele.

Delegazione polacca in Israele

La scelta è stata salutata dal direttore generale del ministero degli Esteri israeliano, Yuval Rotem, come un "sostanziale progresso” verso il raggiungimento di una soluzione alla crisi scoppiata dopo l'approvazione della legge. La normativa prevede pene, anche carcerarie fino a tre anni, per chi "pubblicamente e contro i fatti" associ la nazione polacca all'Olocausto o parli di "campi della morte polacchi" per indicare quelli istituiti dai nazisti nel territorio occupato. Approvata dal parlamento, è stata firmata il 6 febbraio dal presidente Andrejz Duda, che però l'aveva subito rimandata alla corte costituzionale. Israele ha protestato contro il provvedimento, affermando che rischia di coprire la verità storica sui collaborazionisti polacchi che denunciarono gli ebrei o parteciparono agli eccidi dei nazisti. Dopo un periodo di intenso lavoro diplomatico, il ministro degli Esteri israeliano ha comunicato che l'ambasciatore in Polonia ha incontrato Ziobro aprendo una strada a una visita da parte di una delegazione polacca in Terra Santa per discutere della legge.

Una possibile soluzione della crisi

"La Polonia ha accettato la nostra richiesta, quindi ora le delegazioni potrebbero incontrarsi non solo come una formalità, ma per un vero lavoro verso il raggiungimento di una soluzione", fanno sapere infatti dal ministero degli Esteri israeliano. Dopo l'approvazione della legge la crisi politica tra Polonia e Israele è cresciuta in un susseguirsi di accuse. Come quelle del premier polacco Mateusz Morawiecki, arrivato a sostenere che "c'erano anche ebrei" tra i complici dell'Olocausto in Polonia. Un'affermazione alla quale l'omologo israeliano Benjamin Netanyahu ha replicato sostenendo che le parole di Morawiecki erano "oltraggiose e dimostravano la sua incapacità di comprendere la storia e la mancanza di sensibilità per la tragedia del popolo ebraico". Successivamente il capo dell'esecutivo polacco ha precisato che non intendeva affatto negare l'Olocausto o accusare le vittime ebree di responsabilità nel genocidio perpetrato dai nazisti.

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