Russiagate: ex manager di Trump si dichiara colpevole di cospirazione

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Robert Mueller (a sinistra), Rick Gates (in alto) e Paul Manafort

Rick Gates ha ammesso anche di aver mentito agli uomini dell'Fbi. Nuove accuse del procuratore speciale Mueller a Manafort: avrebbe pagato 2 milioni di euro a ex politici europei affinché facessero lobby a favore dell'ex presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovych

Le indagini del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate non si fermano e segnano un altro punto: l'ammissione di colpevolezza da parte di Rick Gates, l'ex numero due della campagna di Donald Trump, che ha dichiarato di essersi macchiato del reato di cospirazione e di aver mentito agli uomini dell'Fbi che indagano sulle presunte interferenze russe nelle presidenziali Usa del 2016. Quello che gli investigatori vogliono sapere da Gates, 45 anni, sono soprattutto i dettagli sui suoi rapporti con Paul Manafort, ex capo della campagna di Trump, nei confronti del quale Mueller ha appena presentato nuove accuse legate all’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych.

La svolta

La dichiarazione di colpevolezza di Gates viene letta da tutti gli osservatori come un chiaro segnale che Gates ha cominciato o comincerà al più presto a collaborare con gli investigatori, allo scopo di evitare molti anni di carcere, e potrebbe rappresentare una svolta senza precedenti nel corso delle indagini, volte anche a individuare eventuali legami tra il presidente Donald Trump e Mosca. Sono ben 32 infatti i capi di accusa che pendono sul capo dell'ex top manager della campagna del tycoon, tra cui anche quelli di frode fiscale e di riciclaggio.

L’incontro del 2013 per parlare di Ucraina

Gates inizialmente, quando era stato incriminato lo scorso ottobre, si era dichiarato non colpevole insieme a Manafort. Ma ora sembra che il 45enne abbia ammesso che l’ex capo della campagna di Trump sarebbe stato suo sodale nell'ambito di una cospirazione finanziaria ai danni dello stato federale e ha ammesso di non aver detto la verità sull'incontro che nel 2013 Manafort ebbe a Washington con un membro del Congresso e un lobbista. Un meeting organizzato per discutere della situazione dell'Ucraina, Paese dove sia Gates che Manafort hanno lavorato come consulenti politici al fianco dell'allora governo filo-russo.

Nuove accuse a Manafort

Manafort ha diffuso una dichiarazione nella quale si dice sorpreso dall'ammissione di colpevolezza di Gates, ribadendo la sua innocenza e la sua determinazione nel continuare a contrastare le accuse che gli vengono mosse. Nella serata di venerdì, però, Mueller ha avanzato nuove accuse contro di lui: avrebbe pagato 2 milioni di euro, tramite quattro conti offshore, a ex politici europei affinché facessero lobby a favore dell'ex presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovych, apparendo però come analisti indipendenti. I politici nel gruppo, chiamato informalmente “'gruppo di Habsburg”, includevano anche un ex cancelliere europeo: si trattava di "vip politicamente credibili che potevano agire informalmente e senza nessun visibile rapporto con il governo dell'Ucraina'', si legge nei documenti depositati da Mueller. Ma se il pagamento di politici europei per fare lobby non è un reato in base alla legge americana, lo è invece l’aver illegalmente nascosto il piano di lobby per anni e non essersi dichiarato come agente per il governo dell'Ucraina e del presidente Yanukovych come richiesto dalla legge.

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