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Giallo in Messico, tre italiani scomparsi il 31 gennaio

Mondo

L’appello della famiglia, originaria del Napoletano. Da 18 giorni non si hanno notizie del 60enne Raffaele Russo, del figlio 25enne Antonio e del nipote 29enne Vincenzo Cimmino. Facevano i venditori ambulanti. La Procura apre un fascicolo. La Farnesina segue il caso

Tre italiani sono scomparsi nel nulla in Messico. Le ultime tracce si perdono a Tecaltitlan, una cittadina di 16mila abitanti a settecento chilometri da Città del Messico, dove i tre facevano i venditori ambulanti. La denuncia è arrivata da una famiglia napoletana, che non ha più notizie dei parenti da 18 giorni. Della vicenda è stata informata anche la Farnesina, che sta seguendo il caso con l'ambasciata a Città del Messico e in stretto raccordo con le autorità locali.  La procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato.

Chi sono i tre scomparsi

I tre scomparsi sono il 60enne Raffaele Russo, suo figlio 25enne Antonio e suo nipote 29enne Vincenzo Cimmino. “Non è pervenuta nessuna richiesta di riscatto, chiediamo la massima diffusione della notizia e delle foto segnaletiche”, hanno fatto sapere i familiari in un comunicato. Raffaele Russo si trovava in Messico da tempo: stava a Tecaltitlan, città dello stato di Jalisco, dove vendeva in strada prodotti acquistati a Napoli da commercianti cinesi. Antonio e Vincenzo, invece, erano arrivati cinque giorni prima della sparizione, anche loro per lavorare.

Il racconto dei familiari

Secondo il racconto dei familiari, le tracce del 60enne si sono perse il 31 gennaio scorso attorno alle 15. In Messico c’erano anche altri due figli di Russo, Francesco e Daniele. Ed è stato quest'ultimo, rientrato in Italia, a raccontare la sua versione. Ha detto che quel giorno hanno provato a contattare l’uomo al telefono, ma il cellulare risultava spento. “Noi eravamo troppo lontani, così abbiamo chiamato Antonio e Vincenzo e gli abbiamo detto di andare a cercarlo”, ha spiegato. I due sono andati nel punto in cui il gps dell'auto noleggiata dal 60enne segnava la sua ultima posizione. “Quando sono arrivati – ha detto Daniele Russo – non hanno trovato né la macchina né mio padre. Hanno chiesto alla gente, ma nessuno aveva visto nulla”. I due ragazzi, sempre secondo il racconto dei familiari, a quel punto si sarebbero fermati a fare benzina in un distributore. Lì sarebbero stati avvicinati da diversi poliziotti a bordo di due moto e un’auto, che avrebbero intimato loro di seguirli.

Le ricerche

“Antonio è riuscito a mandarmi una serie di messaggi con WhatsApp – ha detto ancora Daniele Russo –, ma a un certo punto anche i loro telefoni sono risultati spenti”. Daniele e il fratello sono tornati in albergo, a Ciudad Guzman, e hanno cominciato a contattare la polizia di Tecaltitlan. “In un primo momento – ha raccontato Daniele – ci hanno detto che Antonio e Vincenzo erano stati arrestati e stavano andando all'ufficio, mentre di Raffaele non sapevano nulla. Ma durante una seconda telefonata questa versione è stata negata dalle autorità messicane”. Da allora non c'è più traccia dei tre. Secondo i familiari, nessuno di loro ha avuto problemi in passato con la giustizia né ha mai avuto rapporti con narcotrafficanti. “Loro sono solo lì per vendere giacche, non hanno nulla a che fare con la droga”, ha detto Modesta, una cugina, sottolineando che anche ad altri loro conoscenti è capitata una storia simile in passato: “Lì funziona così, ti rapiscono e poi chiedono il riscatto. Ma finora nessuno si è fatto sentire”. “È già capitato ad altre persone del nostro quartiere – ha detto anche Daniele Russo – speriamo che vogliano solo il riscatto e ci ridiano i nostri cari”.

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