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Olimpiadi invernali 2018, numeri e curiosità dell’evento a PyeongChang

Mondo

In Corea del Sud, attesi 2.925 atleti, da 92 Paesi. I convocati azzurri sono 121, dal veterano Roland Fischnaller alla giovanissima Lara Malsiner. Tra le novità di questa 23esima edizione dei Giochi, anche i centri per poter denunciare gli abusi sessuali

Quelli di PyeongChang sono i 23esimi giochi olimpici invernali: 17 giorni di appuntamenti sportivi - dal 9 al 25 febbraio - in Corea del Sud, a 30 anni esatti dalle Olimpiadi di Seul del 1988. Lo slogan è "Passion. Connected" e l’emblema scelto per l’occasione simboleggia un mondo aperto a tutti: ghiaccio e neve insieme, con le star dello sport e i tifosi da tutto il mondo che si ritrovano a PyeongChang, "dove il cielo incontra la terra", come spiega il sito ufficiale dell’evento. Oltre a competizioni e premiazioni, però, l’appuntamento ha anche un valore storico dato che, per l’occasione, i rapporti tra la Corea del Sud e quella del Nord si sono in parte distesi. E per questo, si parla già di Olimpiadi della pace.

Dalle competizioni più attese, agli atleti italiani in gara, passando per i record e le curiosità di quest’edizione, ecco cosa c’è da sapere su PyeongChang 2018. (Il calendario delle gare azzurre da non perdere)

La scelta di PyeongChang

La città sudcoreana è stata votata come sede delle olimpiadi invernali di quest’anno nel luglio del 2011. Qui si tengono le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi, e la maggior parte delle gare (gli speciali di Sky Sport). PyeongChang ha 44mila abitanti e si trova nella regione dei monti Taebaek, a 180 chilometri dalla capitale Seul. A febbraio le temperature sono rigide, con punte fino a -20 gradi. Per ospitare le delegazioni sono stati messi a disposizione 17 edifici per un totale di 30.605 camere. Inoltre, per agevolare gli spostamenti sono stati costruiti nei mesi scorsi 130 chilometri di nuove autostrade e 120 chilometri di linea ferroviaria a grande velocità. Ci si sposta a Jeongseon per lo sci di velocità, mentre tutti gli sport su ghiaccio sono ospitati nella città costiera di Gangneung.

Il simbolo e la mascotte

Il simbolo scelto per l’evento rappresenta un mondo aperto a tutti. Il primo carattere del logo rimanda a un luogo in cui il cielo, la terra e l’uomo sono in armonia. Il secondo carattere, invece, è quello della neve e del ghiaccio, ma si riferisce anche alle stelle delle sport, cioè agli atleti. A supportare sportivi e tifoserie, poi, c’è Soohorang, la mascotte dei Giochi olimpici invernali 2018. Le sue sembianze ricordano quelle della tigre bianca che a lungo è stata considerata l’animale guardiano della Corea.“Sooho”, significa “protezione” in coreano, mentre “rang” arriva dalla parte intermedia di “Ho-rang-i”, cioè della parola coreana che vuol dire tigre. Ma è anche l’ultima parte di “Jeong-seon A-ri-rang”, una tradizionale canzone folk della provincia di Gangwon, zona dove si tengono i Giochi.

Più di duemila atleti e gare in 15 sport 

Gli atleti chiamati a partecipare alle competizioni sono 2.925, da 92 paesi. Gareggiano in 15 diverse discipline (qui tutto il programma). In palio, 102 medaglie d’oro, quattro in più dell'edizione in Russia (Sochi 2014). Sono sette le discipline per gli sport della neve con 61 titoli in palio (sci alpino, sci nordico, biathlon, combinata nordica, salto con gli sci, snowboard, sci acrobatico), mentre sono cinque le discipline per gli sport del ghiaccio con 32 titoli in palio (curling, pattinaggio artistico, hockey, short track, pattinaggio di velocità) e tre quelle per le discipline di 'scivolamento' con nove titoli in palio (bob, slittino e skeleton). Sono invece 13 i siti olimpici, sparsi tra PyeongChang, Gangneung e Jeangseon.

Il PyeongChang Olympic Stadium

Per le cerimonie di apertura e chiusura l’appuntamento è al PyeongChang Olympic Stadium che viene usato anche come Medal Plaza durante i 17 giorni di competizioni. Costruito ex-novo nel cuore del distretto del Daegwalleyeong, ha una capienza di 35mila spettatori e una pianta pentagonale.

Le Coree insieme sotto un'unica bandiera

Quelle di PyeongChang sono le Olimpiadi invernali che potrebbero essere ricordate come i “Giochi della pace” per via della distensione dei rapporti tra la Corea del Sud e quella del Nord. La svolta, dopo un lungo periodo di trattative, è arrivata con la decisione dei due Paesi di sfilare insieme sotto la bandiera azzurra su sfondo bianco della Corea unita, alla cerimonia d’apertura. L’altra svolta è quella della creazione di una squadra unita nel torneo di hockey femminile. La Corea del Nord, inoltre, vede i suoi atleti competere in quattro discipline sportive: pattinaggio artistico, sci alpino e sci di fondo, e hockey femminile, proprio grazie alla squadra unica. Il Nord - che parteciperà per la prima volta alle Paralimpiadi (9-18 marzo) - invia anche una delegazione di 229 cheerleader e un gruppo artistico impegnato in due concerti. L’accordo tra le Coree è stato accolto con gioia anche da Papa Francesco che, a due giorni dall’inizio delle competizioni, il 7 febbraio, ha detto: "La tradizionale tregua olimpica quest'anno acquista speciale importanza: delegazioni delle due Coree sfileranno insieme sotto un'unica bandiera e competeranno come un'unica squadra. Questo fatto fa sperare in un mondo in cui i conflitti si risolvono pacificamente con il dialogo e nel rispetto reciproco, come anche lo sport insegna a fare".

L’Italia delle Olimpiadi invernali 2018: 121 convocati 

Sono 121 gli atleti italiani convocati per i Giochi. Fra loro 48 sono donne, per una percentuale che sfiora il 40% (39,66%). Il compito di rappresentare gli italiani, come portabandiera, spetta ad Arianna Fontana, la regina azzurra dello short track. Tutti i nostri atleti fanno base a Casa Italia che si trova al Yongpyong golf club, nel cuore dell'Alpensia Resort, cioè nel centro nevralgico delle competizioni e delle cerimonie olimpiche. A differenza delle ultime edizioni olimpiche di Vancouver 2010 e Sochi 2014, questa volta Casa Italia ha un'unica sede.

A schierare più atleti in assoluto è la provincia autonoma di Bolzano, con 47 partecipanti alle competizioni. Come ha fatto sapere il Coni, il più anziano della delegazione è lo snowboardista Roland Fischnaller, con 37 anni compiuti lo scorso settembre. Mentre la più giovane in assoluto è la saltatrice Lara Malsiner, nata nel 2000, che diventa la prima “millennial” della storia azzurra a partecipare ai Giochi olimpici per l’Italia: compirà infatti 18 anni il prossimo aprile. Gli italiani gareggiano in 14 delle 15 discipline previste, cioè in tutte a parte nell’hockey su ghiaccio. Tra le squadre più numerose, ci sono quella dello sci alpino, dove gli atleti sono 20 (11 uomini e 9 donne), ma anche il team di sci di fondo, con 15 azzurri in gara, e snowboard, con 14. 

Un caso a parte, invece, è quello dei fratelli Mark e Karen Chanloung. Doppio passaporto - italiano e thailandese -, a Pyeongchang gareggiano in sci di fondo per la Thailandia. I due sono nati ad Aosta e sono cresciuti a Gressoney. Per avere più chance ai Giochi, però, i ragazzi indossano i colori thailandesi. Con loro, a rappresentare il Paese asiatico, anche un altro italo-thailandese: il discesista Nicola Zanon, dalla Val di Fassa.

Le curiosità sportive: esordienti, veterani ed esclusi

Tra le curiosità, la partecipazione ai Giochi di sei Paesi al loro esordio in un’Olimpiade invernale. Sono Ecuador, Eritrea, Kosovo, Malesia, Nigeria e Singapore. Dagli esordienti ai veterani: quelle di PyeongChang, infatti, sono le ottave Olimpiadi per Noriaki Kasai, saltatore con gli sci giapponese che diventa, con 45 anni e 8 mesi (è nato il 6 giugno 1972), il più anziano atleta di sempre ad aver mai gareggiato ai Giochi invernali. Lo squadrone più nutrito è quello degli Stati Uniti, con 242 atleti, seguito da Canada (226) e Norvegia a chiudere il podio con 111. Per la Corea del Sud la formazione è super rinforzata con 144 atleti che si metteranno alla prova in tutte le 15 discipline del programma. Queste Olimpiadi, però, sono orfane di un team che tra neve e ghiaccio è sempre stato tra i primi nel medagliere: la Russia formato ufficiale, infatti, non c’è, per via dello scandalo doping che ha colpito lo sport di Mosca.

La novità dei centri contro gli abusi sessuali

Tra le novità introdotte nell’edizione di PyeongChang anche una misura contro gli abusi sessuali. Dopo le denunce-choc e il caso delle ginnaste del team Usa molestate da Larry Nassar, ai Giochi atleti e atlete hanno a disposizione uno sportello all'interno dei Villaggi olimpici per poter denunciare abusi di tipo sessuale. I due insediamenti destinati agli atleti, quello sulla costa di Gangneung e quello montano di PyeongChang, insieme all'area ristoro, al coiffeur, all'ufficio postale saranno tutelati anche sotto questo profilo dal Safeguarding Office. Gli organizzatori sudcoreani hanno poi fatto sapere che durante tutto il periodo verranno distribuiti 110mila profilattici, 10mila in più rispetto alle ultime due edizioni.

Il pericolo del Norovirus

Gli organizzatori dei Giochi, però, hanno una preoccupazione: è quella legata al  Norovirus, una malattia trasmessa dall'acqua e per via alimentare, altamente contagiosa, che di solito continua fino ad aprile e che si manifesta con disturbi gastrointestinali. Al 7 febbraio sono stati accertati 86 casi, senza il coinvolgimento di nessun atleta. Il dato è stato fornito dal direttore del Centro coreano per il controllo e la prevenzione delle malattie che ha fatto anche sapere che in totale 1.200 persone, addette allla sicurezza e all'organizzazione, sono state messe in quarantena. La speranza è quella di "ridurre al minimo i danni e la diffusione".

Il sistema di sicurezza "soft"

La scelta della Corea del Sud in tema di sicurezza è stata quella di una vigilanza “soft”, senza dare l’impressione che i siti olimpici siano blindati o militarizzati. La polizia è presente ma discreta, i controlli sono rapidi e vengono effettuati con i metal detector all'ingresso degli edifici sensibili. L'accesso al Villaggio Olimpico è gestito dai militari con un sistema elettronico per i controlli sulle identità, raggi x per le borse e metal detector per i visitatori. Quanto accade all'interno è tenuto sotto controllo dalla videosorveglianza. Al Main press center (Mpc) di Alpensia i controlli sono affidati ai volontari mentre l’International Broadcast Centre (Ibc) è presidiato dai reparti speciali (Swat) della Korean national police, per vigilare su un incrocio particolarmente trafficato. Come racconta uno dei volontari, "la Corea è un paese tranquillo e sicuro, questa è l'immagine che vogliamo dare al mondo". 

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