Secondo il quotidiano, l'indagine del procuratore speciale si starebbe concentrando su una ostruzione della giustizia. Possibile una deposizione ibrida con alcune domande faccia a faccia e altre scritte. Indiscrezioni anche su presunte pressioni ai vertici dell’Fbi
Procedono le indagini sul Russiagate del procuratore speciale Robert Mueller il quale, secondo il Washington Post, intende interrogare nelle prossime settimane il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La notizia arriva poco dopo la rivelazione che, la scorsa settimana, ad essere sentito nell’ambito dell’inchiesta sulle influenze russe nelle elezioni americane è stato il ministro della Giustizia Jeff Sessions.
Un interrogatorio ibrido
Secondo il Washington Post, Mueller vorrebbe sentire il tycoon in particolare sulla sua decisione di cacciare il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn e il capo dell'Fbi James Comey: un’indicazione, secondo il quotidiano, che l'indagine si starebbe concentrando su una possibile ostruzione della giustizia. Il team legale di Trump sarebbe orientato a concedere un interrogatorio trattando sulle condizioni: l'ipotesi è quella di una deposizione in forma ibrida, che consenta al tycoon di rispondere ad alcune domande in un colloquio faccia a faccia e ad altre per iscritto.
Il ruolo di Sessions
"Non sono preoccupato per l'interrogatorio di Jeff Sessions", ha detto Trump dopo la notizia del colloquio tra Mueller e il ministro della Giustizia. Sessions, tuttavia, potrebbe essere un testimone chiave su entrambi i filoni dell'inchiesta: la possibile collusione della campagna del tycoon con i russi e l'ostruzione della giustizia. È stato il capo del team di politica estera della campagna di Trump, incontrando dirigenti russi e contribuendo a definire la posizione del tycoon verso Mosca. Inoltre, insieme al presidente, nel marzo 2016 partecipò ad un incontro nel quale il consigliere George Papadopoulos propose l'idea di un meeting fra Trump e Putin: lo stesso Papadopoulos che si è già dichiarato colpevole di aver mentito all'Fbi sulla natura dei propri contatti con i russi.
Wp: “Pressioni di Trump sui vertici dell’Fbi”
La notizia dell'interrogatorio di Sessions è trapelata insieme a quella delle presunte pressioni di Trump e dello stesso Sessions sul nuovo direttore dell'Fbi, Christopher Wray, affinché faccia piazza pulita di alcuni dei suoi più stretti collaboratori, ritenuti "di parte". Tra questi il suo vice Andrew McCabe, già braccio destro di Comey, la cui moglie, Jill McCabe, nel 2015 ha corso come democratica in Virginia per un seggio da senatore accettando una donazione da ben 500mila dollari dall'associazione politica di Terry McAuliffe, amico di vecchia data di Bill e Hillary Clinton. Secondo il Washington Post, durante un incontro nello Studio Ovale avvenuto pochi giorni dopo il licenziamento di Comey, Trump avrebbe chiesto a McCabe per chi aveva votato alle presidenziali e l’avrebbe rimproverato per i fondi ricevuti dalla moglie. Il numero due del Bureau, in quel momento direttore pro tempore, secondo Wp rispose di non aver votato.