Le Hawaii e il falso allarme, come funziona il sistema di sicurezza

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L'sms con l'alert per un attacco missilistico ha scatenato 38 minuti di panico. Ma com'è stato possibile che uno sbaglio del genere accadesse? Ecco come funziona il sistema di intercettazione e messaggistica legato alle minacce di questo tipo

Un falso allarme missilistico ha gettato lo stato delle Hawaii nel panico. Qui, dove gli Stati Uniti hanno il comando delle forze armate che sorveglia il Pacifico, sabato 13 gennaio turisti e residenti hanno ricevuto un sms che li avvertiva dell'arrivo di un missile balistico e li invitava a trovare immediatemente un rifugio. Dopo la smentita, giunta a distanza di 38 minuti, ci si è chiesti che cosa avesse reso possibile un errore tanto macroscopico.  

Come funziona il sistema

Secondo quanto riportato dalla Cnn, il lancio dei missili nella zona del Pacifico è monitorato in tempo reale dal satellite che intercetta i segnali infrarossi dei mezzi. L'esercito è incaricato di sovrintendere alle attività di intercettazione attraverso un sistema integrato di sensori, che seguono in ogni momento l'attività missilistica. Si tratta di una rete messa a punto e migliorata in anni recenti. Una volta intercettato un segnale, si innesca un istantaneo Strategic Command, detto STRATCOM. Questo processo di valutazione raccoglie tutti i dati del lancio: la direzione, il potenziale tipo di missile, la traiettoria, l'apogeo, la distanza e l'obiettivo. A quel punto i più alti capi di comando militare si riuniscono in una conference call e decidono se l'arma è una minaccia per gli Stati Uniti o i suoi alleati. In caso positivo, il presidente viene coinvolto nella conversazione per partecipare al processo decisionale. In caso negativo, viene solo informato.

Quando parte l'alert

Stabilita l'entità della minaccia, l'organo militare avverte le autorità civili. Le Hawaii hanno un sistema di comunicazione dell'emergenza suddiviso in tre passaggi. Le sirene trasmettono, per un minuto, l'Attention Alert Signal, attraverso il quale i residenti sanno che devono accendere radio e tv per avere ulteriori informazioni. Segue l'Attack Warning Signal, altro segnale che chiede ai residenti di trovare immediato riparo. Contemporaneamente l'Emergency Alert System comunicherà con i broadcaster del luogo (tv via cavo e satellite) per inviare un messaggio di emergenza alla popolazione. Se c'è un pericolo reale, si attiva il Wireless Alert System che invia sms ai cellulari. Sabato 13 gennaio il sistema di alert telefonico e l'Emegency Alert System sono stati attivati a differenza di quello acustico.

Un errore umano

"È stato un errore fatto durante una procedura standard - ha spiegato il governatore delle Hawaii David Ige -. Un impiegato al cambio di turno ha premuto il pulsante sbagliato". Dopo l'errore, la smentita è giunta sugli stessi cellulari dei residenti e turisti terrorizzati solo 38 minuti dopo.

Il tempo necessario per un missile nordcoreano

Data la distanza ravvicinata con la Corea del Nord (7.400 km), il corretto funzionamento del sistema di alert missilistico è cruciale per lo stato americano. Infatti, se un missile partisse davvero dallo stato presieduto da Kim Jog-un, secondo la CNN impiegherebbe circa 20 minuti per colpire l'arcipelago. Vern Miyagi, amministratore dell'Hawaii's Emergency Management Agency, sostiene che "il Pacific Command impiegherebbe 5 minuti per comprendere i dati del lancio, dove il missile è diretto, il che significa che la popolazione avrebbe circa 15 minuti per trovare rifugio. Non è molto tempo, ma è abbastanza per avere una chance di sopravvivenza".

Le conseguenze di un missile sulle Hawaii

Non essendoci molto tempo, è impensabile pensare a un trasferimento di massa della popolazione. Bisogna invece rimanere in casa, protetti, fino a 14 giorni, o almeno finché non venga detto via radio che la situazione è sicura. Secondo l'Hawaii Emergency Management Agency il 90% della popolazione sopravvivrebbe agli effetti immediati di un'esplosione nucleare.

Gli Stati Uniti potrebbero difendersi?

Se la Corea del Nord lanciasse un missile, gli Stati Uniti dovranno contare su un sistema da 40 miliardi di dollari incaricato di distruggere la bomba nello spazio. Solo che, come riporta il Washington Post, non è dato sapere se funzionerà. Il Ground-based Midcourse Defense (GMD) è definito un "work in progress". Attualmente le statistiche dicono che dal 2004 ha fallito 6 volte su 10 nel distruggere false testate, anche se gli ultimi due test effettuati hanno dato esito positvo. Una volta intercettato il missile, da Fort Greely, Alaska (o dalla California, dove è installata un'altra base GMD) parte un mezzo che dovrà intercettare la bomba nemica. Da questo, si staccherà un "veicolo killer" che partirà alla ricerca della testata nucleare per distruggerla. Tuttavia il sistema presenta ancora numerose criticità, motivo per cui gli strateghi a stelle e strisce sostengono ancora che la diplomazia resti la strada più sicura per evitare una catastrofe.

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