Tensioni tra manifestanti palestinesi ed esercito israeliano dopo la fine delle preghiere a Betlemme, Gaza, Salfit, Nablus e Qalqilya. È il terzo “venerdì di collera” dopo la decisione di Trump di riconoscere la città come capitale di Israele
Secondo le autorità palestinesi, citate da fonti locali, due persone sarebbero morte durante gli scontri, in corso in varie località della Cisgiordania e a Gaza, tra dimostranti palestinesi ed esercito israeliano. Continuano quindi le tensioni nel terzo "venerdì di collera" chiamato dalle fazioni palestinesi per protestare contro la decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di designare Gerusalemme come capitale di Israele.
Gli scontri dopo la preghiera del venerdì
Secondo l’agenzia Maan, gli scontri sono scoppiati al termine delle preghiere a Betlemme, a Gaza, a Salfit, a Nablus e a Qalqilya, dopo che i manifestanti si sono diretti verso la barriera di demarcazione con Israele. La prima vittima, riportano le autorità, è stata identificata: è un ragazzo 24enne “ucciso da un proiettile al petto". I feriti sarebbero più di 40.
Circa 3700 manifestanti
Sono circa 1700 i manifestanti palestinesi che protestano in vari punti della Cisgiordania e altri 2000 a Gaza, lungo la linea di demarcazione con Israele. Lo riporta l’esercito israeliano, che spiega che i dimostranti "hanno lanciato bombe incendiarie e sassi" ai quali è stato risposto con "con mezzi di dispersione". Inoltre, a Gaza - ha aggiunto - negli "scontri violenti l'esercito ha sparato colpi veri selettivamente nei confronti dei principali istigatori".