Gerusalemme capitale, 2 morti e centinaia di feriti negli scontri

Mondo
Forze di sicurezza israeliane a Gerusalemme (Getty Images)

Tensione dopo la decisione annunciata da Trump. Un palestinese ucciso dall'esercito israeliano, un altro morto dopo incursione aerea. Secondo la Mezzaluna Rossa oltre 700 persone ferite. Hamas: "Intifada non si ferma qui". L'Onu: "Preoccupati per rischio escalation"

Almeno due morti e centinaia di feriti: è questo il bilancio degli scontri durante il terzo “Giorno di rabbia” indetto dai palestinesi, dopo la decisione del presidente statunitense Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato d’Israele e di trasferirvi la sede dell'ambasciata Usa. Trasferimento che, ha detto il segretario di Stato Usa Rex Tillerson, non avverrà prima di due anni. Si sono registrati scontri in diverse zone della Cisgiordania e di Gaza. Un palestinese, secondo quanto riportato dalle istituzioni sanitarie locali, è stato ucciso dalle forze di sicurezza israeliane. Secondo la Mezzaluna Rossa palestinese, il numero totale dei feriti tra Cisgiordania e Gaza è di più di 700: intossicati da gas lacrimogeni, contusi da proiettili rivestiti di gomma o raggiunti da colpi di arma da fuoco. E Hamas minaccia: "L'Intifada non si ferma qui". L'Onu ha espresso "preoccupazione per il rischio di escalation", mentre l'Italia s'è dichiarata contraria - insieme ad altri Paesi europei - alla decisione degli Stati Uniti.

Scontri in diverse città

Proteste e scontri si sono registrati in molte città della Cisgiordania, tra cui Betlemme, Hebron, Qalqilya, Ramallah e Kusra (Nablus), dove secondo la Mezzaluna Rossa ci sarebbero centinaia di feriti. A Gaza un manifestante palestinese è rimasto ucciso negli scontri con l'esercito israeliano nei pressi della linea di demarcazione con la Striscia. Varie volte, nel corso della giornata, le sirene di allarme anti missili hanno risuonato nel sud di Israele nelle comunità attorno alla Striscia di Gaza. Secondo il portavoce militare dell’esercito israeliano, il sistema anti missili israeliano, Iron Done, ha intercettato un razzo lanciato da Gaza verso le zone di Ashkelon e Sderot. Non è ancora noto dove sia caduto il secondo, mentre un terzo è caduto sulla cittadina israeliana di Sderot, colpendo un'auto parcheggiata all'aperto: non ci sarebbero feriti.

Aviazione israeliana colpisce la Striscia

L’aviazione israeliana ha colpito obiettivi situati nel Nord della Striscia di Gaza in seguito al lancio dei razzi verso Israele, e in questi attacchi sono rimaste ferite una decina di persone. Lo riferiscono fonti locali secondo cui uno degli attacchi ha raggiunto una base di addestramento di Ezeddin al-Qassam, braccio armato di Hamas, presso il campo profughi di Jabalya. Altre esplosioni sono state udite nella vicina località di Shaikh Zayed. Un palestinese è morto durante l'incursione israeliana dopo il lancio dei razzi.

Onu: preoccupati da rischio escalation

"Sono molto preoccupato per il potenziale rischio di escalation" dopo la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele, ha detto l'inviato speciale dell'Onu per il Medio Oriente, Nickolay Mladenov. "È ora più importante che mai preservare la prospettiva della pace", ha aggiunto, ribadendo che "non c'è un piano B alla soluzione dei due Stati”. Mladenov ha ricordato le parole del segretario generale Onu Antonio Guterres, secondo cui Gerusalemme deve essere la capitale dei due stati: "L'Onu ha ripetutamente dichiarato che qualsiasi decisione unilaterale che cerchi di modificare lo status di Gerusalemme potrebbe seriamente minare gli attuali sforzi di pace e potrebbe avere ripercussioni in tutta la regione”.

Cinque Paesi europei contro decisione Trump

Gli ambasciatori di cinque Paesi europei (Italia, con l'ambasciatore Sebastiano Cardi, Francia, Gran Bretagna, Germania e Svezia ) hanno letto una dichiarazione comune al Palazzo di Vetro dicendosi in "disaccordo" con la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e di prepararsi a trasferire l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.

La minaccia di Hamas

“Né Trump né alcun altro potrà cambiare la verità storica e geografica e l’identità della Città Santa. Sogna chi pensa che tutto si esaurirà con le manifestazioni'', ha affermato a Gaza il capo dell' ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh. ''La santa Intifada di oggi ha inoltrato due messaggi: il primo, che respingiamo la decisione del presidente Trump (su Gerusalemme, ndr), e il secondo che siamo pronti ad immolarci per difendere Gerusalemme'', ha detto.

Trump: "Mantenuta promessa fatta in campagna elettorale"

Con un tweet, il presidente Trump ha invece rivendicato di aver mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale di trasferire a Gerusalemme l’ambasciata Usa, diversamente da quanto fatto dai suoi predecessori.

Manifestazioni anche in Tunisia, Malesia, Indonesia e Turchia

Ma le proteste si estendono anche al di fuori della Cisgiordania: in Tunisia l’Ugtt, il principale sindacato del Paese nordafricano e premio Nobel per la Pace nel 2015, ha indetto per oggi pomeriggio a Tunisi una grande manifestazione di sostegno al popolo palestinese. Le principali forze politiche del Paese hanno condannato la decisione del presidente americano e ieri nell'aula del parlamento del Bardo è stata esposta la bandiera palestinese accanto a quella tunisina. Manifestazioni si sono tenute anche in Indonesia e in Malesia: a Kuala Lumpur oltre mille persone hanno manifestato davanti all'ambasciata Usa, dopo un corteo partito dalla moschea dove si sono tenute le preghiere del venerdì, al grido di “Lunga vita all'Islam” e “Distruggete i sionisti”. In Turchia, invece, il nome del tycoon è stato rimosso dai cartelli nella metropolitana di Sisli, al centro della metropoli sul Bosforo, che indicavano la direzione del centro commerciale ospitato nelle Trump Tower.

Mondo: I più letti