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Attacco ai caschi blu dell’Onu in Congo: 14 morti e oltre 40 feriti

Mondo
Foto d'archivio Getty

La strage di peacekeepers delle Nazioni Unite è avvenuta nella serata del 7 dicembre, nella provincia del North Kivu. Ancora non sono ancora stati identificati gli autori. Il segretario generale, Guterres: “È una giornata tragica”

Quattordici caschi blu dell’Onu sono morti e oltre 40 sono rimasti feriti in un attacco avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo. Tra le vittime, 12 erano originarie della Tanzania. A renderlo noto sono le Nazioni Unite. Il capo dei caschi blu Onu Jean-Pierre Lacroix, su Twitter, ha riferito che l’attacco si è verificato il 7 dicembre, nella provincia del North Kivu, nell'est del Paese. Lacroix si è detto "indignato". Non sono ancora stati identificati gli autori.

Guterres: “Giornata tragica per la famiglia Onu”

Per il segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese Antonio Guterres, questa “è una giornata tragica per la famiglia Onu. È il peggior attacco contro i caschi blu nella storia recente dell'Onu. Condanno questo attacco senza riserve e chiedo alle autorità del Congo di portare i colpevoli alla giustizia”, ha detto. La missione Onu di peackeeping in Congo è la più grande del mondo, per tentare di porre un argine ai conflitti tra i numerosi gruppi armati che si contendono il territorio nel Paese centroafricano, ricco di risorse minerarie.

Congo, uno Stato con forti tensioni

Human Right Watch, nello spiegare le violenze che vengono perpetrate nelle regioni del Kivu, (526 civili uccisi solo da giugno a novembre), aveva parlato di "molti fattori", tra cui le forze di sicurezza congolesi "responsabili di oltre 100 morti violente nei sei mesi passati". Si tratta della cifra più alta fra quelle attribuite a qualsiasi gruppo armato e circa un quinto del totale delle uccisioni documentate, sosteneva l'organizzazione per il rispetto dei diritti umani. Uno dei peggiori singoli casi era stato il massacro di almeno 39 profughi del Burundi uccisi a Kamanyola, nel Kivu Sud, il 15 settembre. "Il conflitto nell'est del Congo", dove si trova il Kivu Nord, "è stato esacerbato dalla crisi politica generale del Paese", ha scritto inoltre Hrw. Il riferimento è alle forti tensioni politiche e di sicurezza che scuotono la Repubblica democratica del Congo (Rdc) in seguito al rifiuto del presidente Joseph Kabila di tenere elezioni quando il suo mandato terminò circa un anno fa. La Commissione elettorale in ottobre ha annunciato che non sarà possibile andare alle urne prima dell'aprile 2019, creando ulteriore tensione attorno al presidente che è salito al potere dopo l'uccisione del padre nel 2001. Il governo ha proibito manifestazioni dell'opposizione da quando, l'anno scorso, le forze di sicurezza uccisero decine di manifestanti che chiedevano la dimissioni di Kabila. La complessità del conflitto congolese è attestato dall'esistenza, secondo Hrw, di 120 gruppi armati in solo due delle 26 province del paese.

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