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La riforma fiscale di Trump, cosa prevede

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Sì del Senato al testo, che dovrà essere armonizzato con quello della Camera. Previsto taglio delle tasse di circa 1.400 miliardi di dollari, il più drastico in 30 anni, e un aumento del deficit di bilancio. Per le aziende aliquota delle imposte giù dal 35 al 20%

Il Senato degli Stati Uniti ha approvato la riforma fiscale fortemente voluta dal presidente Donald Trump. Il testo, circa 500 pagine, è passato con 51 voti a favore e 49 contrari. I democratici hanno votato compatti contro, mentre tra i repubblicani solo il senatore Bob Corker ha detto no. Il provvedimento riguarda principalmente i ricchi e le aziende e prevede un taglio delle tasse di circa 1.400 miliardi di dollari, il più drastico degli ultimi 30 anni, e un significativo aumento del deficit di bilancio. La riforma dovrà ora essere armonizzato con quella già approvata dalla Camera dei Rappresentanti a metà novembre, un passaggio che i leader repubblicani sperano di poter completare entro Natale.

Le aliquote di aziende e persone

Le aziende vedranno l'aliquota delle imposte scendere dal 35 al 20 per cento, due punti sotto la media Ocse. I futuri profitti esteri delle società con sede negli Usa saranno sostanzialmente esenti da imposta (attualmente i profitti delle controllate estere vengono tassati al rientro dei capitali negli Usa). Non è ancora chiaro quale sarà il numero degli scaglioni fiscali per le persone fisiche. In base alla riforma approvata dal Senato resteranno sette, la Camera dei rappresentanti vorrebbe ridurli a quattro (12%, 25%, 35% e 39,6%). L'aliquota massima dovrebbe scendere al 38,5 per cento. Secondo il presidente Usa, le aziende potranno così pagare stipendi migliori.

Le misure

L'ambiziosa riforma fiscale promossa da Trump implica un aumento del deficit di 1.400 miliardi di dollari nel prossimo decennio (0,75% del Pil). Una mole di denaro che il presidente Usa considera essenziale per rivitalizzare l'attività economica e accelerare la crescita annuale del Paese oltre l'attuale 3 per cento. Con il via libera, i repubblicani hanno inserito un emendamento che elimina l'obbligatorietà di un'assicurazione sanitaria, un passaggio verso l'obiettivo di smantellare l'Obamacare. Altro punto dolente, per i democratici, è la volontà repubblicana di limitare la deducibilità delle imposte pagate a livello statale da quelle federali, penalizzando così Stati con tasse locali alte (come California, New York, New Jersey e Oregon, tradizionalmente sostenitori del partito dell'asinello).

Le previsioni

La Casa Bianca prevede che queste misure ridurranno la pressione fiscale per le famiglie e metteranno l'economia Usa su una strada di crescita sostenibile e di crescita dell'occupazione. La riduzione delle tasse è la più imponente da quella del 1986 dell'allora presidente Ronald Reagan. In quella occasione la riforma fu approvata alla Camera bassa all'unanimità e al Senato con 97 voti favorevoli e 3 contrari. Il leader della maggioranza repubblicana alla Camera, Paul Ryan, ha assicurato che questa riforma consentirà un risparmio annuo di 1.182 dollari per le famiglie medie. Per il Comitato fiscale congiunto del Congresso, però, solo il 44 per cento degli americani beneficerà di una riduzione annuale di oltre 500 dollari. Per il Tax Policy Center, invece, fino al 2027 i benefici saranno avvertiti soprattutto dai “paperoni” che rappresentano l'1 per cento della popolazione, mentre i meno abbienti avranno solo una modesta riduzione delle imposte. Per i democratici si tratta di una riforma che rappresenta “un inaccettabile regalo alle grandi aziende e ai contribuenti più ricchi”. Il presidente Trump ha invece parlato di “un gran bel regalo di Natale alle famiglie della classe media”. Per lui, dopo la fallita abrogazione dell’Obamacare, è una grande vittoria. E i repubblicani guardano con maggiore fiducia alle elezioni legislative del 2018.

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