Il massacro di Srebrenica: morirono 8mila musulmani

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Il Memoriale di Potocari
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Con la condanna all’ergastolo per Ratko Mladic, i giudici hanno confermato che quello dell’11 luglio di 22 anni fa fu genocidio. L’ex comandante dell'esercito serbo-bosniaco ordinò l'attacco finale contro 40mila civili che avevano trovato rifugio in città

L’ex comandante dell'esercito serbo-bosniaco Ratko Mladic è stato condannato all’ergastolo. Con questa sentenza, ancora una volta, i giudici internazionali del Tpi hanno confermato che il massacro di ottomila musulmani a Srebrenica, per lo più uomini e ragazzi, fu genocidio.

Il massacro nell’estate del 1995

I fatti risalgono all'estate del 1995, durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina. Dopo quasi tre anni di assedio, Mladic ordinò l'attacco finale contro 40mila civili musulmani della città. Metà di loro erano profughi dei dintorni, rifugiatisi in quella località che era stata dichiarata “zona protetta dell'Onu”. L'11 luglio i serbo-bosniaci fecero irruzione a Srebrenica. Migliaia di abitanti cercarono rifugio nella base dei caschi blu olandesi: avevano il compito di difendere la città, ma consegnarono i rifugiati ai serbi e non reagirono quando questi cominciarono a dividere gli uomini dalle donne e dai bambini. “Abbiamo liberato Srebrenica”, disse quel giorno Mladic, che dirigeva personalmente le operazioni.

Ottomila persone uccise

Migliaia di uomini fuggirono nei boschi circostanti e i serbo-bosniaci ne catturarono tantissimi: ottomila furono uccisi, mentre donne e bambini furono deportati. Il comando olandese dirà che chiese l'intervento degli aerei Nato. Un blitz ci fu quell'11 luglio, ma si trattò in definitiva di una beffa atroce. “Abbiamo distrutto alcuni carri armati serbi – disse il comando dell'Alleanza – tutti gli aerei sono tornati indenni alla base”. Ben poco per fermare la furia omicida delle truppe di Mladic.

“La tragedia perseguiterà per sempre la nostra storia”

Un intervento più deciso per impedire il massacro fu bloccato dall'allora comandante dei caschi blu, il generale Bernard Janvier, e dall'inviato speciale dell'Onu Yasushi Akashi. Nell'ottobre del 1999, l'allora segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan ammise le responsabilità: “La tragedia di Srebrenica perseguiterà per sempre la nostra storia”. Nel Memoriale e cimitero di Potocari, alle porte di Srebrenica, oggi sono sepolti i resti di 6.575 vittime esumate dalle fosse comuni. Ma ancora molte ossa sono disperse nei boschi e nelle fosse comuni della Bosnia orientale. Ratko Mladic, dopo anni di fuga, è stato arrestato nel maggio del 2011

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