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Weinstein ingaggiò ex agenti del Mossad per fermare le accuse

Mondo
Harvey Weinstein (Foto d'archivio Ansa)

Il produttore di Hollywood, travolto dallo scandalo sui presunti abusi e molestie sessuali, secondo quanto rivela il New Yorker, nel 2016 aveva assoldato ex spie israeliane per carpire informazioni dalle attrici che si preparavano a denunciarlo e da alcuni giornalisti

Nel 2016 Harvey Weinstein avrebbe assoldato diversi investigatori privati, tra i quali c’erano anche ex agenti del Mossad, per individuare chi lo accusava e raccogliere informazioni sulle attrici che si preparavano a denunciarlo per molestie sessuali. Lo scrive l’edizione online del New Yorker in un lungo articolo dal titolo “L’esercito di spie di Harvey Weinstein”, che racconta i tentativi del produttore di Hollywood di affossare le denunce, circa un anno fa, prima che fosse colpito dallo scandalo sugli abusi sessuali esploso nelle ultime settimane. Gli investigatori avrebbero anche cercato di contattare alcuni giornalisti che si stavano occupando delle accuse nei confronti di Weinstein e di scoprire le loro fonti.

False identità per carpire informazioni

Le fonti della notizia, afferma il periodico, sono sette persone direttamente coinvolte nel tentativo di raccogliere le informazioni, da cui il New Yorker dice di aver ottenuto decine di pagine di documenti e di testimonianze. Secondo queste fonti Harvey Weinstein aveva assunto, tra le altre agenzie, la Kroll, una delle maggiori compagnie di intelligence, e la Black Cube, un’azienda gestita soprattutto da ex funzionari del Mossad e di altre agenzie di intelligence israeliane. Due investigatori privati della Black Cube, continua il New Yorker, si incontrarono usando false identità con l'attrice Rose McGowan, che accusò poi pubblicamente Weinstein di stupro, per carpirle informazioni. Tra gli incarichi affidati alla compagnia, infatti,  c'era anche quello di tracciare il profilo psicologico delle accusatrici, cercando scheletri nell'armadio nelle loro storie personali. Uno dei due investigatori finse di essere un sostenitore dei diritti delle donne e segretamente registrò le conversazioni di almeno quattro incontri con l'attrice. Quando lei parlò del giornalista Ronan Farrow, l'agente si affrettò a contattarlo, dicendo di volerlo coinvolgere in una campagna contro la discriminazione delle donne nei luoghi di lavoro.

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