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Da Elisabetta II a Madonna, gli investimenti offshore dei vip

Mondo
Getty Images

"Paradise Papers", oltre 3 milioni di file su soldi portati all'estero da personaggi famosi. Fra i coinvolti ci sarebbero anche Bono, un ministro di Donald Trump e la regina di Giordania

Dopo lo scandalo dei “Panama Papers” - del 2015 - ora è la volta dei “Paradise Papers”: 13,4 milioni di file su soldi portati all'estero che vedrebbero coinvolta anche la regina d’Inghilterra. Ma le nuove rivelazioni non riguardano solo Elisabetta II: fra i nomi illustri che comparirebbero nei documenti, ci sono anche quelli di star come Madonna e Bono, e quello dell’ex generale Wesley Clark, già comandante supremo della Nato in Europa. E poi ancora: il co-fondatore della Microsoft, Paul Allen, il tesoriere del primo ministro canadese Justin Trudeau, il finanziere George Soros e il ministro al commercio di Donald Trump. Non c'è invece l'attuale regina di Giordania, Rania, contrariamente a quanto trapelato inizialmente. Ci sarebbe invece la vedova del precedente sovrano, Hussein II, Nur, 66 anni.

Gli investimenti della regina Elisabetta

Secondo le nuove rivelazioni, ci sono anche milioni di sterline di profitti generati da proprietà private della regina Elisabetta, fra gli investimenti offshore di ricchi e potenti svelati dalle carte. La sovrana britannica avrebbe investito ingenti somme - circa 10 milioni di sterline - nel paradiso fiscale della Cayman attraverso il Ducato di Lancaster. Coinvolto nello scandalo anche Lord Ashcroft, businessman ed ex dirigente del Partito Conservatore britannico, che avrebbe a sua volta nascosto una fortuna pari a 450 milioni su conti offshore. Non c’è comunque alcuna prova che Sua Maestà sia a conoscenza di specifici investimenti fatti a suo nome.

Il precedente: lo scandalo dei “Panama Papers”

I documenti sono stati ottenuti dal giornale tedesco Suddeutsche Zeitung che li ha condivisi con l'International Consortium of Investigative Journalists e i suoi partner tra i quali il Guardian, la Bbc, il New York Times e l'Espresso.

Le nuove rivelazioni arrivano a due anni di distanza dallo scandalo dei “Panama Papers” con cui, il 3 aprile 2015, vennero diffusi 11,5 milioni di documenti sui conti in paradisi fiscali off-shore di tanti "happy few”. Per i Panama Papers, però, la fonte era stato lo studio legale panamense Mossack-Fonseca. Lo Studio Aplleby è invece la fonte involontaria dei cosiddetti 'Paradise Papers' (13,4 milioni di file su conti detenuti da potenti del mondo).

I Paradise Papers coprono un periodo di oltre 70 anni: vanno dal 1950 al 2016. Ma oltre le Cayman e Bermuda sono coinvolti altri stati: Antigua e Barbuda, Aruba, Bahamas, Barbados, Isole Cook, Granada, Libano, Malta, Isole Marshall, San Cristobal e Nieves, Santa Lucia, San Vicente, Samoa, Trinidad e Tobago e Vanuatu.
 

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