Guerra Iran-Iraq, quando la Turchia salvò 215 giapponesi
MondoJunichi Numata, uno dei 215 giapponesi salvati a Teheran, racconta la storia del pilota eroe Orhan Suyolcu. È intervenuto durante un concerto organizzato a Roma per celebrare le relazioni diplomatiche tra Ankara e Tokyo
Sono da poco passate le ore 20 del 19 marzo 1985. Junichi Numata, seduto su un volo della Turkish Airlines insieme ad altri 214 giapponesi, finalmente sorride. È riuscito a fuggire da Teheran, un attimo prima che iniziasse il bombardamento a tappeto degli aerei militari iracheni agli ordini di Saddam Hussein. A salvare i giapponesi fu Orhan Suyolcu: pilota turco che guidò la spedizione organizzata a Istanbul, visto che da Tokyo nessun aereo era disponibile a partire. Trentadue anni dopo, a Roma, Junichi Numata ha raccontato a Sky TG24 quei drammatici momenti. È stato ospite di una serata pensara per celebrare l’amicizia tra Turchia e Giappone, organizzata dallo Yunus Emre Enstitusu: un concerto diretto da Mukaiyama Seiji con l’orchestra della Presidenza della Repubblica turca e il coro italiano Musicanova.
Cosa ricorda di quei giorni a Teheran?
All’inizio non avevamo ben capito quale potesse essere il rischio per noi. Anche perché non ero solo. Ero con i miei colleghi, con alcuni amici. Ma quando è arrivato il 17 marzo e l’annuncio di Saddam Hussein dei bombardamenti a tappeto ho provato un profondo senso di angoscia e di paura. L’unico desiderio che avevo, come tutti quelli non iraniani che erano presenti a Teheran, era di lasciare il Paese. Avevamo 48 ore di tempo per andare via e l’impressione che il disastro fosse imminente. Saremmo quasi certamente morti.
Cosa faceva a Teheran in quel periodo?
Lavoravo per un’industria giapponese del settore dell’automotive.
Chi è per lei Orhan Suyolcu?
Dico che è stato un eroe per me e per tutti i giapponesi. Ecco perché la mia missione di vita, oggi, è raccontare questa storia al mondo intero. Raccontare la storia di un uomo che per noi è diventato un eroe. Un uomo che ha saldato l’amicizia tra turchi e giapponesi e che dovrebbe essere un esempio che tutti dovrebbero seguire. Non posso far altro che dire che è stato e rimarrà uno dei più grandi eroi della storia moderna.
Oggi stiamo vivendo un periodo particolare, dalla guerra in Siria alle tensioni Usa-Corea del Nord. Lei che si è salvato miracolosamente da un bombardamento, come commenta ciò che sta accadendo?
È davvero triste ciò che sta accadendo. Penso che una sola persona non possa fare nulla contro la guerra o contro ciò che di cattivo sta accadendo. Ma due, tre, più persone unite in ogni Paese, che scelgono di dire un forte “no alla guerra”, possono essere protagonisti di un grande piano di salvataggio. Per i territori a rischio, ma soprattutto per le persone che vivono lì.