Mosul, WP: Isis ha avuto materiali per assemblare una “bomba sporca”

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Secondo il quotidiano Usa, nel 2014 i miliziani dello Stato islamico trovarono nell’università depositi di cobalto 60, sostanza con alti livelli radioattivi che poteva essere usata per creare una potente arma. Ma l'ingrediente non è stato nemmeno toccato dai jihadisti

I miliziani dell'Isis si sono trovati nelle mani gli ingredienti per assemblare una “dirty bomb” (bomba sporca), nota anche come arma radiologica. Secondo il Washington Post, nel 2014, dopo la conquista di Mosul, i combattenti dello Stato islamico trovarono in un deposito dell’università irachena quantità di cobalto 60, una sostanza metallica con elevati livelli di radiazioni, usata nelle radioterapie per uccidere le cellule tumorali. Ma nelle mani dei terroristi poteva diventare un letale ingrediente per il confezionamento della cosiddetta “atomica dei poveri”, un ordigno che utilizza esplosivo convenzionale, come dinamite, confezionato insieme a materiale radioattivo che si diffonde dopo l’esplosione.

La sostanza in mano all’Isis

Mentre le tv mostravano le immagini dei miliziani in festa per le strade della città conquistata, le intelligence occidentali si sono mobilitate per fare un inventario dell'immensa ricchezza militare e materiale che l'Isis aveva acquisito di colpo. L'elenco comprendeva tre basi militari irachene, ognuna fornita di armi e veicoli made in Usa, fabbriche di munizioni e laboratori universitari per la miscelazione di sostanze chimiche utilizzate in esplosivi. La preoccupazione è cresciuta quando Isis rivendicò il possesso di materiali radioattivi, e successivamente, quando sembrò verosimile che i jihadisti avessero cominciato a lavorare negli stessi laboratori del campus universitario con l'apparente obiettivo di costruire nuovi tipi di armi. 

Depositi nemmeno toccati

Negli ultimi mesi, quando le forze di sicurezza irachene hanno ripreso il controllo dell’università di Mosul, è stato scoperto che i depositi di cobalto sono stati trovati intatti e sembra che la sostanza non sia stata nemmeno toccata. Secondo militari Usa e esperti nucleari, i jihadisti potrebbero essere stati frenati da una preoccupazione pratica: come smantellare gli spessi rivestimenti delle macchine senza correre il rischio di esplosioni e conseguenti fughe radioattive.

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