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Unhcr: in Siria 470mila sfollati rientrati nelle loro case da gennaio

Mondo
La popolazione siriana riceve vestiti a Douma, nei pressi di Damasco (Getty Images)

L'Alto Commissariato per i rifugiati ha registrato una crescita dei cittadini che tornano verso le città d'origine. Nella maggior parte dei casi non avevano lasciato il Paese, ma ci sono anche 31mila profughi provenienti da oltreconfine

Cresce il numero dei cittadini siriani che decidono di fare ritorno nelle loro case. Nei primi sei mesi dell'anno, sono stati più di 470mila. Lo afferma l'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), evidenziando "un'importante tendenza al rientro spontaneo verso e dentro la Siria nel 2017". Circa 440mila sfollati sono rientrati dopo aver lasciato la propria casa per spostarsi in aree del Paese meno rischiose. Ma la decisione di tornare all'origine riguarda anche 31mila profughi che si erano spostati all'estero; nella maggior parte dei casi in Turchia, ma anche in altri Paesi vicini. La cifra porta a 260mila il numero dei rifugiati rientrati in Siria dal 2015 a oggi.

Perché i siriani tornano a casa

I profughi sono rientrati soprattutto ad Aleppo, Homs e Damasco e , scrive l'Unhcr, "sono motivati soprattutto dalla volontà di cercare familiari e verificare lo stato delle loro proprietà". "In certi casi – spiega il portavoce Andrej Mahecic - il loro ritorno è legato a un miglioramento reale o percepito delle condizioni di sicurezza in certe regioni del Paese". Un flusso sempre più massiccio, che sta portando l'Unhcr a rafforzare la propria presenza in Siria per aumentare l'assistenza interna al Paese e il monitoraggio dei confini. L'organizzazione dell'Onu intende infatti monitorare da vicino il rientro per assicurare che avvenga in modo volontario.

I rischi per chi rientra

L'Unhcr ritiene però che persistano "rischi significativi". Ai rifugiati di ritorno in Siria non sono assicurate "condizioni di sicurezza e dignità": mancano ancora cibo e acqua, l'assistenza sanitaria è "sporadica o inesistente" e spesso mancano i servizi di base. Le scuole danneggiate e distrutte "non offrono alcuna possibilità di istruzione". "I miglioramenti della sicurezza in molte aree – spiega l'Alto Commissariato - sono incerti". Ma la gestione dei ritorni è per il Paese “una sfida fondamentale”, anche per le organizzazioni cui sono ancora interdette ampie zone della Siria.  

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