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Attacco a Parigi: nella macchina dell’attentatore 9mila munizioni

Mondo
Foto Getty Images

L’indiscrezione è stata diffusa da France Info. Il 31enne che si è schiantato il 19 giugno con il suo veicolo contro un furgone della Gendarmeria, inoltre, avrebbe prestato giuramento all'Isis. Fermati quattro suoi familiari

 

Avrebbe avuto con sé "9mila munizioni" e fatto giuramento all'Isis. Sono le indiscrezioni che emergono su Adan Lofti Djaziri, il trentunenne francese che il pomeriggio del 19 giugno si è schiantato volontariamente contro un furgone della Gendarmeria di pattuglia sugli Champs-Elysées. Secondo quanto rivelato da France Info, le munizioni sarebbero state a bordo della Renault Megane con cui l’attentatore ha portato a termine l’attacco e sul veicolo ci sarebbero stati anche delle bombole a gas, un kalashnikov e due pistole. In casa sua, inoltre, durante le perquisizioni, sarebbe stato trovato un vero e proprio arsenale. L'uomo, schedato come radicalizzato, secondo le informazioni della Bfm-Tv era titolare da sei anni di un regolare porto d’armi rinnovato lo scorso febbraio e si esercitava al poligono di tiro. "Nessuno può dirsi soddisfatto, e certamente non io, se qualcuno che era stato segnalato poteva continuare a godere di questa autorizzazione", ha detto il primo ministro francese, Edouard Philippe.
Secondo quanto emerge da una lettera ritrovata dagli inquirenti, inoltre, l'uomo avrebbe "prestato giuramento all'Isis". 

Da chiarire il motivo della morte dell'attentatore

Rimangono ancora da chiarire le cause della morte del terrorista. Come ha raccontato una testimone ai microfoni di Sky TG24 "quando la polizia ha forzato l’auto per far uscire questa persona si vedeva che era già morta e aveva un’arma in mano". Sembrerebbe che l'uomo abbia perso la vita a causa dell'impatto o dell'incendio nell'abitacolo della sua vettura, ma potrebbe anche essere morto per asfissia causata dallo stesso gas trasportato nella sua macchina. A chiarire quest'aspetto sarà l'autopsia.

Fermati quattro famigliari

Intanto, nella mattinata del 20 giugno, come hanno riferito fonti giudiziarie, sono stati fermati quattro famigliari dell’uomo: tre durante la perquisizione del suo appartamento (si tratterebbe della sua ex moglie, del fratello e della cognata), mentre il padre sarebbe stato arrestato successivamente in casa sua.

I viaggi in Turchia e la radicalizzazione

Nel giorno successivo all’attentato nel cuore della capitale francese, emergono anche altri dettagli sul giovane nato in Francia nel 1985 da padre tunisino e madre polacca. Secondo France 2, in passato, Adan Lofti Djaziri aveva viaggiato tra la Francia e la Turchia per la sua attività di commercio in oro e, proprio in territorio turco, si sarebbe avvicinato a gruppi di estremisti islamici. Proprio le autorità tunisine, ha rivelato l'emittente LCI, avevano spiccato un mandato d'arresto nel 2014 per atti di terrorismo.
Secondo L'Express, l’uomo avrebbe anche fatto l’artigiano a Plessis-Paté, nell'hinterland parigino dell'Essonne. E, proprio qui, si troverebbe l’appartamento dei famigliari fermati dagli inquirenti dopo l’attacco. Su Adan Lofti Djaziri, ora, indaga la procura antiterrorismo. E, come ha precisato il ministro dell’Interno Gerard Collomb, il livello della minaccia terroristica in Francia rimane ancora "estremamente elevato"

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