L'Ue festeggia i 30 anni di Erasmus con una nuova app

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Foto d'archivio (Fotogramma)

Disponibile per iOs e Android, servirà a semplificare le pratiche amministrative. Juncker e Tajani, durante le celebrazioni dell'anniversario a Strasburgo, chiedono più investimenti nel programma di mobilità didattica nato nel 1987

Erasmus, il programma di mobilità didattica più famoso del mondo, compie 30 anni e celebra questo traguardo guardando al futuro. Lo fa con una app per mobile, lanciata dalla Commissione europea il 13 giugno, che vuole semplificare le pratiche amministrative e facilitare il processo di integrazione di chi prende parte all’iniziativa. Erasmus+, questo il nome dell’app, è stata pensata per studenti, allievi di istituti professionali e per tutti i partecipanti ai programmi di interscambio.

L'app: maggiore semplicità e scambio di informazioni 

Come si legge anche sul sito della Commissione europea, l’app è disponibile per dispositivi iOs e Android ed è pensata per poter verificare sempre le tappe amministrative previste dal soggiorno all’estero, in pochi clic. Inoltre, gli studenti potranno firmare online le loro convenzioni con le università di origine e d’accoglienza. I partecipanti costituiranno anche una vera e propria comunità in cui si possono condividere le proprie esperienze e i propri consigli per integrarsi nel Paese di destinazione. Ci sarà poi un link diretto alla Erasmus+ Online Linguistic Support platform che offre corsi di lingua sul web, con insegnati e tutor interattivi.

Juncker e Tajani chiedono più investimenti nel programma

Per il trentesimo anniversario del progetto, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e quello del Parlamento, Antonio Tajani, presiedono le celebrazioni a Strasburgo e chiedono che vengano investiti ancora più fondi. Juncker, per l’occasione, ha ricordato che "ogni singolo euro che investiamo in Erasmus+ (nuovo nome dal 2014) è un investimento nel futuro: il futuro dei giovani e il futuro del nostro ideale europeo. Non riesco ad immaginare nulla che meriti i nostri investimenti più di questi leader di domani". (VIDEO)

<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="en"><p lang="en" dir="ltr">Let us together be more ambitious. <a href="https://twitter.com/hashtag/Erasmus?src=hash">#Erasmus</a> is a good answer to national egoisms &amp; withdrawal - <a href="https://twitter.com/JunckerEU">@JunckerEU</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/ErasmusPlus?src=hash">#ErasmusPlus</a> <a href="https://twitter.com/hashtag/EPlenary?src=hash">#EPlenary</a> <a href="https://t.co/EQMsw8XsaR">pic.twitter.com/EQMsw8XsaR</a></p>&mdash; European Commission (@EU_Commission) <a href="https://twitter.com/EU_Commission/status/874617723761852418">June 13, 2017</a></blockquote> <script async src="//platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script> 

Mentre Tajani ha ricordato che l’iniziativa deve essere "molto più di un programma, ma un’opportunità per tutti i giovani europei, al di la delle loro risorse economiche e del programma di studio: più fondi per Erasmus vuol dire anche meno disoccupazione giovanile". 

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I numeri dal 1987 a oggi 

L’erasmus, che dal 2014 ha cambiato il suo nome ufficiale in Erasmus +, è nato nel 1987, e rappresenta il pilastro di integrazione per eccellenza tra i giovani europei. Si stima inoltre che, dalla data del suo inizio, il programma abbia contribuito alla nascita di almeno un milione di bambini nati da coppie di persone che si sono conosciute durante l’esperienza all’estero. In totale, il periodo di studio fuori dal proprio Paese ha coinvolto nove milioni di persone e 33 Paesi, di cui 28 membri dell’Ue e altri cinque extraeuropei. Le destinazioni più ambite sono Spagna, Germania e Regno Unito, mentre gli studenti che più hanno aderito al programma sono i francesi, seguiti da tedeschi, spagnoli e italiani.

Gli obiettivi per il futuro

Il programma, per i prossimi tre anni, ha obiettivi specifici che mirano non solo allo scambio, ma anche ad aiutare la società. Saranno attivate iniziative di integrazione dei rifugiati e dei migranti, come per esempio il sistema di sostegno linguistico online che verrà esteso a 100mila rifugiati, con un investimento di quattro milioni di euro. Dal 2014 al 2020, inoltre, sono previsti fondi pari a 14,7 miliardi di euro, per due terzi destinati a sostenere le opportunità di studio all’estero e per un terzo utilizzati in partnership e riforme educative.

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