Dopo la vittoria di Emmanuel Macron, diamo un’occhiata ai risultati dei ballottaggi dal 1974 al 2017 e a come è cambiato nel tempo il colore politico dell’esagono
Blu, rossa, rossa, blu e infine...arancione. Emmanuel Macron può ben dire che, dopo la sua vittoria, il colore della Francia è cambiato. Almeno a confronto con gli ultimi 40 anni di ballottaggi. Si tratta infatti della prima volta in 4 decenni che la cartina geografica dei dipartimenti dell’esagono che fotografa i risultati del secondo turno delle presidenziali, non mostra le tinte solitamente assegnate ai tradizionali partiti conservatori o progressisti transalpini, il blu e il rosso appunto.
Mappa delle elezioni
La presenza al ballottaggio di un indipendente come Macron, leader di En marche!, e di Marine Le Pen, presidente del Front National, ha imposto infatti anche una rivisitazione cromatica delle cartine elettorali che segna, visivamente, uno scarto con il passato. Lo rivela, nel modo più chiaro, una Gif animata che condensa in pochi secondi la successione degli esiti dei confronti decisivi nella corsa all’Eliseo dal 1974, quando Valéry Giscard d'Estaing ebbe la meglio di misura su François Mitterand, al 2017.
Dal rosso al blu e viceversa
Realizzate a partite da uno strumento di visualizzazione dell’Istituto degli studi politici di Parigi (SciencesPo), le mappe della Gif mostrano come sono cambiati nel tempo gli orientamenti politici dei francesi nei vari dipartimenti nel momento della scelta del presidente. Si passa dall’era “rossa” dei due mandati di Mitterand (vincitore nel 1981 e nel 1988) alla prevalenza del blu tra il 1995 e il 2007 (due volte Jacques Chirac, seguito poi da Sarkozy). Si chiude con la “rivincita” socialista del 2012, quando Hollande riportò all’Eliseo il partito più importante della sinistra francese, e con il dominio arancione di Macron, interrotto soltanto da un paio di macchie nere nei due dipartimenti in cui ha prevalso la Le Pen.
2017, una prima volta
La nuova combinazione cromatica offre l’idea del cambiamento portato da queste elezioni. Il confronto tra Emmanuel Macron, candidato indipendente fuoriuscito dalle fila del partito socialista, e Marine Le Pen, rappresentante del Front National, ha costituito una combinazione unica negli ultimi 43 anni di ballottaggi. Si tratta infatti della prima volta nella quale non è stato rappresentato neanche uno dei partiti storici dell’arco politico francese, conservatore o progressista. Da una parte sono mancati all’appello i socialisti, sempre presenti tranne che nel 2002 quando a sfidare Jacques Chirac al ballottaggio arrivò Jean Marie Le Pen. Dall’altro lato dello schieramento non c’era un candidato espressione di alcuno dei vari movimenti che, anche attraverso fusioni e cambiamenti di nome, hanno caratterizzato negli ultimi quattro decenni la galassia conservatrice transalpina nel momento dell’elezione del presidente: Unione per la democrazia francese (UDF), Rassemblement pour la République (RPR), Unione per un movimento popolare (UMP), poi diventato I Repubblicani (LR).