Presa di posizione, dopo il vertice di Varsavia, di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia: contestano il fatto che l'Ue leghi la politica migratoria a quella finanziaria. L'Austria chiede "comprensione" sull'intenzione di ritirarsi dal piano ricollocamenti
No al “ricatto” dell’Unione europea, che lega la politica migratoria a quella finanziaria riducendo gli aiuti a chi non accoglie i profughi. È questa la presa di posizione dei Paesi Visegrad, che si sono incontrati a Varsavia per un mini-vertice su migranti e Brexit. Fanno parte del gruppo: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, i leader dei quattro Stati hanno aggiunto: “Vogliamo che avvenga in modo ordinato e senza mettere a rischio gli interessi di altri Paesi membri. Non si possono offrire agli inglesi condizioni commerciali migliori rispetto a quelle di cui godono gli altri Paesi Ue”.
Orban: Ungheria fermerà migranti grazie a muro e nuove regole - Tornando al tema migranti, da Varsavia il premier ungherese Victor Orban ha fatto sapere che, se dovesse saltare l'accordo con la Turchia, l'Ungheria fermerà i migranti grazie al muro e alle nuove leggi sull'asilo. Le barriere, “costruite solo con soldi ungheresi”, ci permetteranno di bloccare un’eventuale nuova ondata migratoria, ha detto Orban. I nuovi regolamenti sull’asilo entrano in vigore proprio oggi. Prevedono, in contrasto con le norme internazionali, la detenzione preventiva per i richiedenti: non potranno più muoversi liberamente nel Paese dopo aver presentato la domanda, ma dovranno aspettare la fine del procedimento nei campi di container allestiti vicino al confine sud, a Roszke, sotto la sorveglianza della polizia. Secondo il premier ungherese, le nuove leggi “renderanno impossibile l'ingresso illegale in Europa” e servono alla sicurezza dell’intera Unione.
L’Austra chiede “comprensione” - Il tema migranti è al centro anche del dibattito tra Austria e Ue. Vienna, ha spiegato il cancelliere austriaco Christian Kern, intende chiedere a Bruxelles “comprensione” per l'intenzione di disapplicare il piano di ricollocamento. “Nessun Paese può ritirarsi unilateralmente” dal piano europeo di ricollocamenti, che è “legalmente vincolante”, ha risposto in modo indiretto il portavoce della Commissione europea per la Migrazione Natasha Bertaud. “Se lo facesse sarebbe fuori dalla legge e questo sarebbe profondamente deplorevole e non senza conseguenze”, ha aggiunto.
Svezia: “Ue comporta obblighi e benefici” - Sulla stessa linea di pensiero la Svezia. “I Paesi che non si prendono le proprie responsabilità quando si tratta di politica migratoria non dovrebbero avere accesso al sostegno dell'Ue. Tutti gli Stati membri devono sostenere i nostri valori condivisi e le decisioni congiunte. L'Ue comporta obblighi e benefici”, si legge in una nota del governo di Stoccolma in cui sono illustrati i punti per i negoziati sul prossimo budget Ue.