Indagini su una serie di presunti illeciti commessi ai danni delle casse dell’istituzione. Del caso ne dà conto Repubblica. Si va dal Front National di Marine Le Pen all’Ukip di Nigel Farage. Coinvolti anche onorevoli italiani
L’Europarlamento indaga su una serie di presunte frodi commesse ai danni delle casse dell’istituzione. Del caso ne dà conto Repubblica. Il quotidiano racconta l’abuso sistematico dei soldi europei, organizzato a livello centrale dai grandi partiti. Si va dal Front National di Marine Le Pen all’Ukip di Nigel Farage, fino al polacco Jaroslaw Kaczynski.
L’accusa alla base dell’indagine – Gli eurodeputati nel mirino avrebbero abusato dei rimborsi Ue, assumendo assistenti con i soldi europei. Invece di lavorare tra Bruxelles e Strasburgo, però, i collaboratori dei membri del Parlamento Europeo lavoravano nella patria degli onorevoli. L’inchiesta riguarda anche eurodeputati italiani: M5S, Forza Italia, Lega ed ex Pd. Si tratta, in questo caso, di episodi isolati e non di un sistema messo a punto dai partiti di riferimento.
Comi: “Ho fatto un errore, ma sto ripagando” - Per tracciare la mappa delle frodi all’europarlamento, Repubblica parte dalla Francia, dove si è aperto un nuovo filone di indagine sul Front National di Marine Le Pen. Tra i dossier italiani c’è, invece, quello di Lara Comi: deputata di Forza Italia che ha assunto la madre come assistente parlamentare e ora dovrà restituire i 126 mila euro percepiti dalla signora dal 2009 al 2010. La notizia, riferiscono fonti del Ppe, ha colto di sorpresa i vertici. Anche perché riguarda il rapporto fiduciario del singolo deputato con la direzione generale finanziaria dell'Eurocamera. Ma l’eurodeputata si difende: “È stato un errore commesso dal mio commercialista in buona fede. Ho pagato e sto pagando quello che il Parlamento Europeo aveva destinato a mia mamma nel 2009”.
<iframe width="560" height="319" src="//player.sky.it/player/external.html?id=330024" frameborder="0" allowfullscreen="true"></iframe>
Nel dossier c’è anche il M5S - Al centro di un’inchiesta ancora in corso e i cui esiti non sono ancora decisi, ci sono anche due eurodeputate grilline: Daniela Aiuto e Laura Agea. La prima, nel mirino per avere chiesto un rimborso da diverse migliaia di euro per una serie di ricerche, dice di essere "pienamente disponibile a collaborare". "I servizi parlamentari - spiega - hanno contestato alcune ricerche che ho commissionato a una società di consulenza, perché ritenute frutto di plagio e quindi non rimborsabili dal Parlamento europeo. Ho quindi disposto la sospensione del pagamento delle fatture già emesse. Inoltre ho comunicato ai servizi parlamentari che provvederò personalmente a rimborsare le fatture già saldate".
Laura Ageam invece, è accusata di aver assunto come assistente un imprenditore, sospettato di non avere il tempo di svolgere il lavoro relativo la mandato europeo dalla deputata ma al massimo, nella veste di attivista del Movimento, di seguirla nella politica locale. "Ho deciso di sospendere momentaneamente la collaborazione in corso - ha fatto sapere Agea - per approfondire i termini dell'inchiesta di cui, al momento, non ho informazioni, per permettere alle autorità competenti di svolgere serenamente i dovuti controlli e per non esporre il mio collaboratore ad inutili strumentalizzazioni”.
La difesa di Borghezio (Lega) - Tirato in ballo anche un volto noto della Lega Nord a Strasburgo, l'eurodeputato Mario Borghezio. Il quale spiega: "In ogni caso - spiega Borghezio – “I rilievi amministrativi riguardano un mio ex assistente. In ogni caso l'indagine nasce da presupposti inesistenti: Bastoni aveva tutto il diritto di fare anche il consigliere comunale perché non si tratta di un'attività salariata. E comunque quasi ogni lunedì di plenaria lui era a Strasburgo e può dimostrarlo".