L'autopsia sul corpo del fratellastro del leader nordcoreano non ha chiarito le ragioni del decesso. Secondo i media asiatici, le due donne che avrebbero avvelenato l'uomo sono state trovate senza vita. Una presunta complice sarebbe stata invece fermata all'aeroporto di Kuala Lumpur
L'autopsia su Kim Jong-nam, morto lunedì mattina per sospetto avvelenamento all'aeroporto di Kuala Lumpur, non ha stabilito con certezza le cause del decesso. La misteriosa morte del fratellastro di Kim Jong-un si fa ancora più intricata, dopo la notizia diffusa dai media asiatici, secondo cui due sospette assassine sarebbero state trovate senza vita e una terza donna è stata arrestata.
L'autopsia - L'esame autoptico si è concluso nei tempi stabiliti, ma la polizia malese ha riferito che le cause del decesso non sono ancora state del tutto chiarite. I media locali hanno riferito che i funzionari nordcoreani erano contrari all'autopsia e avrebbero chiesto l'immediata consegna del corpo ottenendo un però netto rifiuto da parte delle autorità malesi.
Morti e arresti non confermati - La stampa in Oriente, intanto, cerca di far luce sul decesso di Kim Jong-nam. Le notizie che arrivano, però, sono frammentarie e non riescono ancora a definire la dinamica del suo presunto avvelenamento, avvenuto in Malesia, all'aeroporto di Kuala Lampur.
Mentre i media giapponesi, citando fonti del governo di Tokyo, diffondono la notizia della morte delle due sospette assassine, il quotidiano cinese Oriental Daily afferma che una terza donna coinvolta nel caso, è stata arrestata.
La donna arrestata - Avrebbe tra i 20 e i 30 anni e sarebbe stata individuata grazie alle telecamere di sicurezza dell'aeroporto di Kuala Lumpur. La polizia, inoltre, sarebbe alla ricerca di altri quattro uomini e di un'altra donna. Le forze dell’ordine malesi avevano diffuso le registrazioni delle telecamere di sicurezza del Terminal 2 che mostravano una donna dai tratti asiatici e dalla carnagione bianca, capelli di lunghezza media, camicia bianca e gonna blu, immortalata prima di salire a bordo di un taxi. Secondo gli investigatori potrebbe essere una delle due omicide, forse agenti segreti. Alcune fonti parlano di un omicidio per mezzo di una sostanza chimica spruzzata sul volto, altre di punture di aghi avvelenati.
Intanto, secondo il governo sudcoreano non ci sarebbero dubbi: la vittima, per ora identificata come Kim Chol, nato nel 1970, sarebbe invece sicuramente il 45enne fratellastro del leader nordcoreano.
Il tentato omicidio nel 2012 - I servizi segreti di Seul hanno rivelato che Kim Jong-nam aveva implorato l’attuale dittatore nordcoreano di risparmiargli la vita dopo un tentativo fallito di omicidio nel 2012. La presunta uccisione, secondo il governo sudcoreano, è una prova della natura "disumana e brutale" del regime di Pyongyang.
La Corea del sud riunisce il Consiglio di sicurezza - Per discutere della situazione la Corea del sud ha riunito oggi il Consiglio di sicurezza nazionale. Dopo l’incontro, al quale hanno preso parte il presidente reggente e premier Hwang Kyo-ahn e rappresentanti istituzionali di alto livello, tra cui i ministri della Difesa e degli Esteri, il governo ha detto in una nota di "aver deciso di continuare a seguire da vicino la vicenda in stretta cooperazione con le autorità malesi al fine di capire lo stato relativo all'intero incidente". Allo stesso tempo, si è parlato anche della necessità di rafforzare la sorveglianza sulle attività della Corea del Nord dopo il test di domenica del missile di nuova produzione e concezione tecnologica a media gittata.
Media: “Cina lo proteggeva” - Anche la Cina fa sapere di tenersi in costante aggiornamento su gli sviluppi del caso. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang che, nella conferenza stampa quotidiana, non ha confermato le voci dei media internazionali secondo cui Pechino aveva concesso protezione a Kim Jong-nam o alla sua famiglia. "Stiamo seguendo gli sviluppi", ha comunicato Geng, insistendo che il caso è oggetto d'indagine in Malesia.