Berlino, "Amri sparò all'autista del tir ore prima dell'attentato"

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Secondo i risultati dell'autopsia, resi noti dalla Bild, il cittadino polacco sarebbe stato ferito alla testa con un'arma da fuoco e accoltellato nel primo pomeriggio. Forse era ancora vivo nel momento dell'attentato. Continuano le indagini sulla fuga di Amri, immortalato dalle telecamere alla stazione di Lione

Gli investigatori tedeschi e gli inquirenti milanesi proseguono senza sosta il lavoro di ricostruzione della fuga del tunisino Anis Amri, autore della strage a Berlino, ucciso durante un conflitto a fuoco nel milanese. Il terrorista è passato per la stazione di Lione Part-Dieu, dove è stato filmato dalle telecamere, tre giorni dopo l'attentato, e qui ha acquistato un biglietto per Milano con corrispondenza a Chambery.

 

 

L'autista del tir colpito ore prima dell'attentato - La Digos indaga sugli eventuali appoggi dati al fuggiasco mentre le indagini proseguono anche a Berlino dove nuovi dettagli sui momenti precedenti all’attacco arrivano dai risultati dell’autopsia effettuata sul corpo dell'autista polacco Lukasz Urban, prima vittima del terrorista.

Secondo quanto emerso dall’esame autoptico, Amri gli avrebbe sparato, colpendolo alla testa, e lo avrebbe pugnalato tra le 16.30 e le 17.30 il giorno dell'attentato. Secondo le analisi, il 37enne avrebbe perso molto sangue a causa di quelle ferite, ma questo non esclude che il cittadino polacco fosse ancora vivo al momento in cui Amri ha lanciato il suo Tir carico contro la folla riunita nel mercatino sulla Breitscheidplatz.
Secondo i medici, Urban poteva essere ancora cosciente ma non in grado di agire per fermare l'attentatore, dunque le tracce trovate sul volante del camion, e che hanno lasciato pensare ad un intervento volontario dell'uomo, potrebbero invece essere state lasciate al momento del  violento impatto del Tir.

 

Si alza l'allerta in Italia - Sul fronte della sicurezza nel nostro paese intanto si alza ancora l'allerta dopo l'uccisione di Amri da parte di agenti italiani. "E' la prima volta che un terrorista viene ucciso in Italia e sicuramente una divisa è diventata bersaglio privilegiato. Non dimentichiamo che anche in Francia sono stati uccisi due poliziotti. Noi siamo la vetrina dello Stato" afferma in un'intervista al Corriere della Sera Maurizio Vallone, a capo del servizio controllo del territorio del Dipartimento della Pubblica sicurezza. "Dobbiamo essere particolarmente attenti, prendere tutte le iniziative possibili di autotutela".

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