Nel primo intervento pubblico dopo l'elezione di Trump l'ex segretario di Stato ammette: "Dopo il risultato non avrei più voluto uscire di casa". Ma poi incita i suoi: "Combattete per i vostri valori". Il premier giapponese incontra Donald Trump
Prima uscita pubblica per Hillary Clinton dopo la sconfitta contro Trump (LO SPECIALE - LE FOTO). "Lo ammetto, venire qui non è stata la cosa più facile per me, ci sono stati dei momenti nella scorsa settimana in cui l'unica cosa che volevo fare era rannicchiarmi con un libro e con i nostri cani e non uscire più di casa" ha detto l'ex segretario di Stato, visibilmente provata, ammettendo la delusione cocente. Clinton ha voluto comunque spronare se stessa e i suoi sostenitori a continuare l'impegno politico: "So che non è facile, so che nell'ultima settimana molti si sono chiesti se l'America sia il Paese che noi pensavamo che fosse, ma per favore ascoltatemi: per l'America, per i nostri figli vale la pena credere nel nostro Paese, combattere per i nostri valori e mai, mai rinunciarvi".
Clinton: "Nessun bambino dovrebbe avere paura" - Durante il suo discorso, andato avanti per una ventina di minuti, dinanzi a una platea attenta che la ascoltava con aria adorante e dava segni di approvazione quando lei rilevava il suo sconcerto, ha criticato solo in un passaggio e in maniera non diretta il presidente eletto, Donald Trump: ha ricordato l'incontro con una ragazzina del Nevada che era scoppiata a piangere perché teme che i suoi genitori siano espulsi dal Paese: "Nessun bambino dovrebbe vivere con una paura come questa. Nessun bambino dovrebbe avere paura di andare a scuola perché è 'latino' o afroamericano o musulmano o perché ha una disabilità".
A New York Trump incontra Abe - Intanto a New York il premier Shinzo Abe incontrerà Donald Trump. E' il primo leader straniero a vedersi con il presidente eletto. Cercherà rassicurazioni sull'impegno degli Stati Uniti nei confronti del suo Paese. In Giappone vi è grande preoccupazione per le affermazioni di Trump che durante la campagna elettorale ha detto che Tokio e Seul devono pagare di più per mantenere le truppe americane dispiegate sul loro territorio e sviluppare un proprio arsenale nucleare. Senza contare la sua opposizione all'accordo di libero scambio, Tpp, firmato da Obama con gli altri Paesi dell'Asia Pacifico. Dalla fine della seconda guerra mondiale, la presenza militare americana in Giappone è sempre stata ingente ed attualmente ammonta a 47.000 uomini: un deterrente contro le ambizioni espansionistiche di Cina e della Corea del Nord.
Le preoccupazioni giapponesi - "La pace e la stabilità nella regione dell'Asia e del Pacifico, che è il centro della crescita economica mondiale, rappresenta una fonte di forza per gli Usa. La forte alleanza Usa-Giappone è indispensabile per sostenere la pace e la stabilità nella regione", aveva enfatizzato Abe dopo l'elezione di Trump. Il Giappone spende circa 1,5 miliardi di dollari all'anno per supportare le truppe americane ospitate: una cifra che il ministro degli esteri di Tokyo, Tomomi Inada, ha definito "appropriata" mentre Trump ha sottolineato la necessità di un maggior impegno economico. Il presidente eletto ha ripetutamente dichiarato di voler porre al primo posto gli interessi americani, anche mettendo in discussione l'impegno nei confronti degli alleati Nato. "Dobbiamo essere consapevoli del fatto che gli Usa dedicheranno meno attenzione all'Asia" e "durante il periodo di transizione la Cina potrebbe fare nuove mosse. Il governo giapponese deve essere preparato ad una simile situazione", ha ammonito il principale giornale finanziario nipponico, il Nikkei Shimbun.