Bianco, maschio e benestante: l’identikit dell’elettore di Trump

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Raffaele Mastrolonardo

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Le prime analisi sulla composizione del voto mostrano che il neo presidente ha ricevuto i consensi dei segmenti della popolazione che ci si aspettava votassero per lui. Mentre Hillary ha raccolto meno supporto tra minoranze e poveri rispetto a Obama

 

Maschi, bianchi, maturi e benestanti. A voler semplificare si potrebbe dire che questo è l’identikit dell’elettore tipo di Donald Trump. A suggerirlo sono i primi dati sulla composizione del voto ricavata dagli exit-polls, che non sono uno strumento perfetto per questo tipo di analisi ma che rappresentano comunque una prima risorsa per provare a capire cosa è successo in un’elezione che ha colto tutti di sorpresa.

Maschi con “The Donald” - Secondo le cifre pubblicate dal sito dell’emittente televisiva CNN, il neo-presidente degli Stati Uniti ha conquistato la Casa Bianca proprio grazie a quei segmenti di elettorato che ci si aspettava avrebbero votato per lui. Gli uomini, per esempio, che nel 53% dei casi hanno scelto il suo nome sulla scheda. E gli uomini bianchi, in particolare che gli hanno dato fiducia in massa: 63%. Nel complesso, l’elettorato “white”, indipendentemente dal genere, ha preferito il candidato repubblicano (58% a suo favore), con percentuali crescenti man mano che si avanza con l’età. Nella fascia anagrafica compresa tra i 45 e i 64 i bianchi, maschi e femmine, hanno optato per il miliardario diventato politico nel 63% dei casi.

Fattore educazione - Dal punto di vista dell’educazione, il supporto per Trump è stato leggermente più ampio tra coloro che non hanno una laurea: 52% per lui in questo segmento. In particolare ha scelto il repubblicano il 72% dei maschi non laureati, che rappresentano il 17% del corpo elettorale. Se si guarda ai fattori economici, invece, “The Donald” ha fatto meglio di Clinton tra coloro che denunciano un reddito sopra i 50 mila dollari, anche se la differenza non è stata molto netta: 49% contro 47%. E pure tra i più benestanti, ovvero coloro che hanno entrate annuali sopra i 250 mila dollari, il vantaggio del prossimo inquilino della Casa Bianca è stato relativamente esiguo: 48% contro il 46% della rivale.

I guai di Hillary - Nel complesso, dunque, i candidati hanno ricevuto l’appoggio delle fasce di popolazione attese. La differenza è stata nei numeri. Le analisi degli exit polls realizzate dal quotidiano New York Times, per esempio, rivelano che Hillary Clinton ha messo insieme meno consensi rispetto a Barack Obama proprio in quelle categorie dove era più forte. A confronto con quattro anni fa è diminuito sensibilmente il consenso per i democratici tra coloro che hanno un reddito inferiore a 30 mila dollari e anche tra coloro che stanno nella fascia tra tra 30 e 49 mila dollari. E pure le minoranze, che Obama era riuscito a galvanizzare, si sono rivelate meno entusiaste in questa tornata. Pur sostenendo in maggioranza il candidato democratico, sia gli ispanici che gli asiatici hanno portato meno voti alla causa rispetto a quanto non avessero fatto nel 2004. E pure tra i neri, seppur di poco, i voti per Clinton sono diminuiti rispetto a quattro anni addietro.

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