Ungheria, il parlamento boccia la riforma anti-migranti di Orban

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Viktor Orban in parlamento (Getty Images)
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La modifica costituzionale voluta dal primo ministro non raggiunge la maggioranza qualificata di due terzi. Il partito ultranazionalista Jobbik vota contro e prepara uno scontro fra le destre

Il parlamento ungherese ha bloccato il tentativo del primo ministro, Viktor Orban, di far approvare un emendamento costituzionale volto a rifiutare il piano delle quote Ue per il ricollocamento dei migranti. Una quota, quella ungherese, pari a 1.294 persone su un totale di oltre 160mila che l'Unione sta cercando dal 2015 di distribuire fra i vari stati membri.

Che cosa prevede la riforma – I piani di Orban prevedevano che fosse inserito nella "Legge fondamentale" un divieto di insediamento in massa di stranieri in Ungheria e una nuova definizione della sovranità nazionale affinché fosse resa legale, secondo il quadro delle leggi nazionali, l'opposizione di Budapest alle decisioni di Bruxelles sulle quote obbligatorie.
La sconfitta del capo dell'esecutivo, la prima in Parlamento dal 2010, si è consumata per soli due voti, che erano quelli necessari a raggiungere la maggioranza qualificata di due terzi obbligatoria per modificare la carta costituzionale. Nonostante la tenuta della maggioranza di Fidesz, il partito populista di Orban, che ha votato compatto con 131 voti, la proposta non ha raggiunto la maggioranza di 133 voti, ovvero il 68,8% dei 199 seggi parlamentari.

 

Il no degli ultranazionalisti - Astenuta buona parte dell'opposizione, la riforma è saltata per il mancato appoggio da parte di Jobbik, formazione di stampo xenofobo guidata da Gabor Vona. Il partito ha annunciato il voto contrario dopo il rifiuto da parte del governo di accettare la soppressione dei cosidetti “titoli d'insediamento”, ovvero lo schema che prevede di accordare il permesso di soggiorno agli extracomunitari che acquistino obbligazioni statali per un valore nominale di almeno 300mila euro. "Né i ricchi migranti, né i ricchi terroristi devono poter venire in Ungheria", aveva detto Vona. Orban, che in un primo momento pareva orientato a cedere, ha in seguito parlato di "ricatto" rifiutando la proposta di Vona. Dopo il voto, deputati della maggioranza hanno accusato il Jobbik di "tradimento della patria", mentre gli esponenti del partito nazionalconservatore  hanno risposto srotolando uno striscione con la scritta: "Traditore è chi lascia entrare i terroristi per soldi". Il logo della Fidesz era disegnato con lo stile delle lettere arabe. Per gli analisti politici questo è solo il primo atto di una campagna elettorale che vedrà le due destre scontrarsi in vista delle elezioni del 2018.

Il mancato quorum al referendum di ottobre - Già lo scorso 2 ottobre un referendum sul blocco delle quote non aveva raggiunto il quorum del 50%, rimanendo fermo al 40.4%. In quell'occasione il 98% dei votanti – 3,3 milioni di cittadini – si era schierata dalla parte del primo ministro.

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